Situazione sotto controllo negli ospedali di Varese che si preparano a una possibile nuova ondata pandemica

Nonostante il leggero aumento della scorsa settimana, i ricoveri per Covid si sono stabilizzati e in corsia non c'è emergenza. Regione, però, ha chiesto al Circolo di prepararsi a riattivare una terapia intensiva

terapia intensiva generale

Il virus corre, i dati sono in aumento, la provincia di Varese tocca nuovamente il primato lombardo. Rispetto, però, a un anno fa, la grande differenza sta nella pressione ospedaliera.

Dalla direzione del Welfare lombardo è arrivata l’indicazione sull’organizzazione degli ospedali che devono prepararsi al possibile arrivo di una nuova ondata.
Si tratta di previsioni ipotetiche che delineano scenari differenti di crescente gravità.

Al momento, stando ai dati attuali, all’Asst Sette Laghi è stato chiesto di “staffare” 40 letti dedicati all’area Covid. Una domanda in linea con l’attuale occupazione dei letti che ha subito una leggera impennata la scorsa settimana ma che, da alcuni giorni, è tornata stabile, con un numero di nuovi ingressi e di dimissioni che si compensano.

Oltre all’area diretta dal professor Dentali, all’interno della medicina, sono stati riaperti i letti di un piano degli infettivi gestiti dal professor Paolo Grossi.

Visti gli accessi in pronto soccorso, al momento l’organizzazione è sufficiente a gestire la situazione. La direzione, però, si  prepara e questo pomeriggio si è riunita l’unità di crisi per definire i livelli progressivi di riattivazione di postazioni covid.

Regione ha indicato l’ospedale di Varese come prossimo presidio coinvolto nell’attivazione di letti in terapia intensiva. Ricordiamo che il reparto ad alta intensità, aperto alla metà dell’agosto scorso in occasione del picco estivo, ha dimesso l’ultimo paziente tre settimane fa tornando covid free. Al momento è tornata a svolgere la sua tradizionale attività non covid e un solo degente di Varese ha fatto ricorso alla terapia intensiva del Sacco a Milano.

L’esperienza maturata in oltre 18 mesi ha indotto la direzione strategica a coinvolgere di nuovo tutti gli attori della gestione pandemica in caso di necessità repentina. Al momento, ripetiamo, non ci sono segnali preoccupanti e questo anche grazie a una profonda diversità rispetto allo scorso anno: anche tra chi è ricoverato sono residuali le situazioni che necessitano di supporto respiratorio con la Cpap. La campagna vaccinale sta dimostrando una sostanziale differenza di gravità nell’emergenza.

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Pubblicato il 19 Novembre 2021
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