Metamorfosi urbana a Varese: quando Palazzo Estense era “soffocato dai palazzi”
La 46esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi ci porta nel cuore del comune, il palazzo Estense di via Sacco
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
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Metamorfosi urbana, quarantaseiesima puntata: quando Palazzo Estense era “soffocato dai palazzi”
La vista, dal campanile del Bernascone, del Palazzo Estense di un secolo fa al confronto con l’immagine odierna della casa comunale mostra come, in alcuni casi, il “piccone demolitore” abbia reso un servizio utile alla bellezza urbana.
La dimora costruita da Francesco III ha riacquistato l’antica purezza, valorizzata dal “rosa estense” dell’intonaco, grazie all’abbattimento di edifici che, costruiti tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ne avevano oscurato il disegno architettonico.
Quando, nel 1837, Carlo Pellegrini Robbioni acquistò la dimora del Duca dalla contessa Cristina Trivulzio Archinto, riservò a se stesso il piano nobile e frazionò il resto in appartamenti da dare in affitto. Ma oltre che con gli affari immobiliari il nuovo proprietario si cimentò anche con l’industria serica e sacrificò l’orto e il frutteto posti nell’area tra il palazzo e l’attuale via Verdi alla costruzione di una filanda e di uno stabilimento per la lavorazione della seta.
Nel suo progetto, tra l’altro, il professionista più stimato dell’epoca, l’ingegner Paolo Ponti, incorse in un infortunio professionale: scrive il medico cronista Luigi Grossi che, non appena posato il tetto, l’edificio crollò “forse perché di fondamenta e pilastri troppo esili”.
La filanda fu poi “ricostruita colla debita solidità”. Non deve essere stato però il Robbioni un grande imprenditore se la sua impresa fallì lasciando senza lavoro i suoi duecento dipendenti. Quando, il 13 febbraio del 1850, Carlo Pellegrini Robbioni morì, la sua situazione economica era disperata.
Palazzo Estense fu ereditato dal nipote, figlio di una sorella, Cesare Veratti che nel 1882 l’avrebbe ceduto al Comune di Varese.
Gli opifici, come si vede nella foto, erano ancora in piedi quando, nel 1903, fu costruito il palazzo delle scuole, che ospitò l’Istituto magistrale e poi la scuola media “Silvio Pellico”, demolito nel 1979 per eliminare la strozzatura di via Sacco. E’ indubitabile che oggi l’area del parco in cui campeggia il sobrio edificio della palazzina dei Tributi sia molto più gradevole dell’agglomerato di edifici del passato.
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