Banca Etica è senza partito, padrone e padrino
"Ho sognato una banca. Dieci anni sulla strada di Banca Etica" (Feltrinelli)
La prima volta che i futuri fondatori di Banca Etica si presentano a Palazzo Koch in via Nazionale a Roma per sapere che cosa devono fare per aprire una banca, si sentono rispondere dai funzionari della Banca d’Italia che hanno bisogno di tre cose: un partito, un padrone e un padrino. Loro, in mano, non hanno nemmeno una carta di questo tris, ma solo un sogno iniziato dieci anni prima, nel 1985, a Comiso, in Sicilia, durante l’occupazione pacifica della base militare. È lì, infatti, che si conoscono Fabio Salviato (foto sopra), attuale presidente di Banca Etica, e Marco Piccolo, responsabile dell’area strategica.
Due teste cresciute in parrocchia. Un mix di ingenua testardaggine e fede religiosa incrollabile. I due si ritrovano qualche anno dopo a Colonia, in Germania, sull’onda del movimento pacifista. Entrano in contatto con gli olandesi che praticano già il commercio equo e solidale e con un gruppo di giovani di Bressanone e Bolzano che importano questi prodotti (caffè, tè, alimenti e oggetti di artigianato) rispettosi dei diritti dei produttori del Sud del Mondo. Nascono così la cooperativa Ctm (Cooperazione Terzo Mondo), marchio che commercializza i prodotti del commercio equo e solidale, e la Ma.G (Mutua autogestione), che serve a finanziare i piccoli produttori, evitando in questo modo che vengano strangolati dal mercato e dalle multinazionali.
La Banca d’Italia che non vede di buon occhio la proliferazione delle finanziarie, perché le ritiene situazioni patologiche per il mercato, vara la legge Draghi. E così la Ctm-Ma.G, per continuare a fare quello che fa, deve avviare l’iter per diventare una vera e propria banca. La prima cosa che serve è il capitale, ovvero 12 miliardi e mezzo di lire. Come trovare tutti quei soldi? Nel 1995 nasce la cooperativa “Verso la Banca Etica” il cui scopo, appunto, è quello di rastrellare la somma necessaria. Salviato e Piccolo iniziano un tour in giro per l’Italia con l’obiettivo di diffondere il verbo del risparmio etico.
L’idea di una banca “pulita”, capace di operare con trasparenza e responsabilità, mobilita anche la Provvidenza che porta a collaborazioni inaspettate e prestigiose, come quella con Gavino Sanna, il guru italiano della pubblicità, che si offre per realizzare il logo. Come riferimento prende un batik, un tappeto orientale. Il nome, invece, non è stato ancora deciso. Ci pensa, involontariamente, un giornalista del “Sole 24 ore” che, nel 1995, partecipando ad un incontro pubblico, titolerà il suo articolo così: “Nasce la Banca Etica con la benedizione del governatore Fazio”.
A metà degli anni Novanta arriva Andrea Berti per uno stage. Berti lavora per McKinsey, una sua consulenza costa più di un milione di lire all’ora. È capitato lì perché il suo gruppo gli impone dei periodi di formazione al di fuori della struttura. Berti si presenta negli uffici della cooperativa in giacca e cravatta e chiede a Salviato e Piccolo di presentargli lo staff tecnico-strategico. I due rispondono: «lo staff siamo noi » e partono alla raccolta di fondi, lasciando Berti da solo in ufficio. Il consulente paludato si appassiona alla Banca Etica, si licenzia dal suo vecchio datore di lavoro e dice addio agli stipendi d’oro.
Alla fine del 1998, il gruppo di visionari ha raccolto tutti i soldi necessari ad aprire e, un anno dopo, a Padova, viene inaugurato il primo sportello della Banca Popolare Etica.
Oggi la banca, che non è più considerata solo del terzo settore, conta più di 30 mila soci, ha un capitale sociale di 22.774.000 euro, una raccolta di risparmio pari a 563 milioni di euro e 423 milioni di euro di impieghi, una struttura con 19 sportelli in tutta Italia e una serie di banchieri ambulanti che seguono i vari territori. Gestisce fondi etici con buoni rendimenti e ha deciso di non accettare i soldi che rientrano in Italia con lo scudo fiscale.
Questa storia è stata raccontata nel libro “Ho sognato una banca. Dieci anni sulla strada di Banca Etica” di Fabio Salviato in collaborazione con Mauro Meggiolaro e pubblicato da Feltrinelli.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
robertolonate su Il Natale che non si vede
robertolonate su Il Natale che non si vede
Alessandro Zanzi su A Varese Confcommercio chiede la sospensione dei lavori della ciclabile in viale Belforte, il Comune fissa un sopralluogo
Ettore S su Pista ciclabile di Viale Belforte a Varese: Fiab Varese plaude alla realizzazione
GrandeFratello su Pista ciclabile di Viale Belforte a Varese: Fiab Varese plaude alla realizzazione
brupaoli su Gli orari del Frecciarossa da Milano Malpensa a Venezia e Udine










Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.