Da Telethon 300.000 euro per la ricerca dell’Insubria
Nicoletta Landsberger è la responsabile del laboratorio che cerca la cura per le bimbe affette dalla Sindrome di Rett. Un sostegno fondamentale per avviare il lavoro
«Telethon è stata indubbiamente determinante per la nostra attività di ricerca. Ci ha permesso di avviare l’attività e ha sostenuto per sei anni il nostro lavoro». Nicoletta Landsberger è la responsabile del laboratorio di ricerca di biologia molecolare dell’Università dell’Insubria sulla "Sindrome di Rett", una malattia genetica rara su cui si sono fatti enormi progressi: « Quando la Fondazione Telethon mi diede il primo finanziamento era il 2000 ed era appena stata scoperto il gene responsabile. Nel 2007 è stato dimostrato che la malattie è curabile. I progressi sono stati enormi, anche se la ricerca del nostro paese è stata residuale. Ci vorrebbero più finanziamenti, più incentivi per gli scienziati stranieri a venire nel nostro paese. Ma da noi vogliono venire solo cinesi o indiani perchè i compensi sono eccessivamente bassi».
Nonostante le difficoltà, nel laboratorio dell’Università dell’Insubria a Busto, si lavora ottenendo risultati e gratificazioni: la dottoressa Landsberger è stata chiamata a dirigere un laboratorio di ricerca anche al San Raffaele: « Telethon è veramente una fondazione seria, la cui trasparenza è certificata. In sei anni ci sono stati concessi finanziamenti per circa 300.000 euro. Ma la grande risorsa di Telethon è legata anche alla visibilità che il lavoro di ricerca ottiene e le relazioni che ti permette di intrecciare per avviare collaborazioni di alto livello».
Telethon per quest’anno ha "dirottato" la sua attenzione sui progetti di ricerca sulla Sindrome di rett di Firenze e Siena. La dottoressa Landsberger, però, si candida per il prossimo anno: « Finanziamenti ne riceviamo tanti, ma non bastano mai. Quello che ci manca, lo ripete, è il contatto con studiosi stranieri, che apportino nuove idee e nuove tecnologie. La ricerca italiana, però, non è molto apprezzata: i nostri compensi vengono considerati "da fame"…»
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