Ato, i comuni restano proprietari dell’acqua
Firmata la convezione tra Ato di Varese Regione Lombardia, vince il modello duale. Tra due anni la gara per la gestione mentre la patrimoniale avrà i tubi ma solo in uso dagli enti locali
L’acqua non sarà privatizzata. I tubi resteranno di proprietà dei comuni. Una società patrimoniale provinciale li avrà in uso. E metterà a gara l’ultimo metro, ovvero la gestione dei servizi idrici. Una volta ricevute le bollette, il proprietario e il gestore si divideranno i ricavi. La Regione Lombardia darà 100 milioni di euro all’Ato di Varese, ovvero all’autorità provinciale che governerà tutto questo processo. Saranno fatti gli investimenti per migliorare le reti idriche, dalla captazione alla depurazione, del ciclo integrato dell’acqua. L’Ato di Varese non sarà uguale a tutti gli altri e come quello di Pavia avrà qualche differenza tecnica, per questo lo hanno chiamato Ato Pilota. Tempi previsti: 6 mesi per il piano, due anni per la gara d’appalto in gestione, a cui potranno partecipare sia aziende pubbliche che private. Di tariffe non si è parlato ma la bozza di piano d’ambito lo prevedeva esplicitamente. Tuttavia, oggi sono considerate insostenibili per qualunque comune, ed è anche a causa degli scarsi investimenti che negli anni scorsi abbiamo avuto la siccità.
Il protocollo d’intesa è stato firmato oggi dal presidente dell’Ato Dario Galli e l’assessore regionale alle reti e servizi Massimo Buscemi, adesso bisogna fare la predisposizione del “piano d’ambito tipo” e il finanziamento degli investimenti previsti.
«Oggi siamo allineati con le altre Province lombarde – ha dichiarato il Presidente Galli – Sono poi soddisfatto per l’accordo raggiunto con tutti i sindaci del territorio anche su questioni delicati come la proprietà e il controllo degli enti pubblici».
«L’Ato pilota che firmiamo con Varese – ha commentato l’Assessore Massimo Buscemi – garantisce maggiore attenzione e maggiori finanziamenti per i primi interventi alle reti e infrastrutture. Infine vorrei sottolineare che il doppio modello scelto non va ad intaccare la proprietà pubblica di reti idriche, infrastrutture e acqua».
La firma arriva dopo la costituzione dell’Ato, avvenuta ufficialmente nel dicembre 2008 e la condivisione con tutti i sindaci del territorio, anche se in certi momenti è stata una guerra, del percorso di scelte delineato dal Presidente Galli. I piccoli comuni avevano osteggiato l’Ato in passato per la cessione delle reti. La paura è quella, ad esempio, che si verifichi un guasto e che il sindaco non abbia nessuno da chiamare in tempi brevi come avviene ora. Galli lo ha ricordato e promesso che sarà trovata una soluzione.
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