Acque inquinate? Le depurano le piante
Fondazione Cariplo premia il progetto della Comunità Montana della Valcuvia: finanziamento per l’impianto di fitodepurazione
Trasformare gli agenti inquinanti in nutrienti per le specie del sistema, così da ottenere acqua pulita. E’ la fitodepurazione,un naturale processo di affinamento delle acque attuato dagli organismi vegetali che vivono nelle aree umide. Comunità Montana della Valcuvia ha ricevuto il contributo di 277.000 euro da Fondazione Cariplo e 79.000 euro dalla Provincia di Varese per il progetto che prevede la realizzazione di un impianto di fitodepurazione a Castello Cabiaglio. Ai finanziamenti verranno aggiunti 137.000 già messi a bilancio dall’Ente montano.
L’impiego di sistemi naturali per il trattamento dei reflui si basa sulla capacità autodepurativa degli ambienti umidi di trasformare gli agenti inquinanti in nutrienti per le specie del sistema. La microfauna del terreno degrada il carico organico di carbonio e azoto, mentre la vegetazione acquatica, quale ad esempio la cannuccia di palude, apporta ossigeno in profondità attraverso l’apparato radicale permettendo lo svolgersi dei processi degradativi ossidativi.
Il progetto intende convertire l’attuale impianto di depurazione biologica, in uso dal 70% dell’abitato di Castello Cabiaglio, per adibirlo ad una prima fase di grigliatura e dissabbiatura al fine di separare la componente più grossolana dei reflui. In seguito le acque verranno recapitate nell’aera di fitodepurazione e, dopo un primo trattamento in una vasca Imhoff, saranno distribuite all’interno dei letti di fitodepurazione. I bacini, grazie all’azione delle diverse specie vegetali presenti, provvederanno al trattamento di depurazione delle acque, poi convogliate nel Torrente Rancina.
Il letto di fitodepurazione prenderà le caratteristiche di uno stagno naturale. Attorno verrà creato un ambiente umido colonizzabile dalla fauna locale, soprattutto da quella anfibia. La zona limitrofa sarà valorizzata dal punto di vista paesaggistico piantando idrofile reperite tra le specie autoctone della vegetazione lacustre che si ritrova comunemente nelle nostre zone.
L’impianto presenta numerosi vantaggi per la depurazione dei reflui civili o zootecnici di un paese che conta meno di 2000 abitanti e che può mettere a disposizione un’ampia area da dedicare alla realizzazione del letto di fitodepurazione. Innanzitutto i costi di realizzazione sono contenuti e quelli di gestione sono estremamente ridotti. Inoltre l’impatto ambientale è praticamente nullo in quanto i bacini costituiscono parte integrante dell’ecosistema.
Marco Magrini Presidente dell’Ente montano valcuviano dichiara: «Questo è un altro progetto di Comunità Montana che porta un vantaggio concreto ad uno dei piccoli Comuni della Valle e alla popolazione che vi risiede. L’impianto di fitodepurazione è la dimostrazione della capacità di questo ente di trovare soluzioni efficaci ai problemi pratici delle Amministrazioni locali e di coniugare funzionalità con la tutela del territorio. Infine non posso che rivolgere un sincero ringraziamento a Fondazione Cariplo e Provincia di Varese per la fiducia accordata e la volontà di investire in progetti innovativi per la salvaguardia dell’ambiente naturale».
L’impiego di sistemi naturali per il trattamento dei reflui si basa sulla capacità autodepurativa degli ambienti umidi di trasformare gli agenti inquinanti in nutrienti per le specie del sistema. La microfauna del terreno degrada il carico organico di carbonio e azoto, mentre la vegetazione acquatica, quale ad esempio la cannuccia di palude, apporta ossigeno in profondità attraverso l’apparato radicale permettendo lo svolgersi dei processi degradativi ossidativi.
Il progetto intende convertire l’attuale impianto di depurazione biologica, in uso dal 70% dell’abitato di Castello Cabiaglio, per adibirlo ad una prima fase di grigliatura e dissabbiatura al fine di separare la componente più grossolana dei reflui. In seguito le acque verranno recapitate nell’aera di fitodepurazione e, dopo un primo trattamento in una vasca Imhoff, saranno distribuite all’interno dei letti di fitodepurazione. I bacini, grazie all’azione delle diverse specie vegetali presenti, provvederanno al trattamento di depurazione delle acque, poi convogliate nel Torrente Rancina.
Il letto di fitodepurazione prenderà le caratteristiche di uno stagno naturale. Attorno verrà creato un ambiente umido colonizzabile dalla fauna locale, soprattutto da quella anfibia. La zona limitrofa sarà valorizzata dal punto di vista paesaggistico piantando idrofile reperite tra le specie autoctone della vegetazione lacustre che si ritrova comunemente nelle nostre zone.
L’impianto presenta numerosi vantaggi per la depurazione dei reflui civili o zootecnici di un paese che conta meno di 2000 abitanti e che può mettere a disposizione un’ampia area da dedicare alla realizzazione del letto di fitodepurazione. Innanzitutto i costi di realizzazione sono contenuti e quelli di gestione sono estremamente ridotti. Inoltre l’impatto ambientale è praticamente nullo in quanto i bacini costituiscono parte integrante dell’ecosistema.
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