Tre anni e 4 mesi alla “segretaria infedele“ di Varese accusata di aver fatto sparire più di 800 mila euro
I fatti avvenuti in un grande studio legale del centro del capoluogo lombardo. Oltre alla donna, il giudice si è pronunciato anche per l’ex compagno

Tre anni e quattro mesi per lei, due anni per lui. Si è concluso con doppio patteggiamento il caso della «segretaria infedele» di Varese, una donna di 43 anni accusata dopo indagini della guardia di Finanza di aver sottratto nel giro di sei anni una cifra superiore agli 800 mila euro ad un importante studio legale di Milano. Gli ammanchi sarebbero stati finalizzati a sostenere le finanze dell’ex compagno, ai tempi invischiato in un giro di scommesse e “azzardopatia“ che ne avevano minato il patrimonio. Ecco allora l’espediente per far quadrare i conti. Dunque: incrementare le entrate con ammanchi più o meno sostanziosi sottraendo somme nei flussi di cassa dello studio, come si diceva attività piuttosto affermata e quindi con entrate importanti. Ma qualcosa è andato storto e i titolari hanno mangiato la foglia presentando dunque una denuncia alla guardia di finanza meneghina che ha attivato le indagini.
Gli accertamenti hanno permesso di ricostruire quello che avveniva dietro le scrivanie dello studio e dunque consentire al pubblico ministero Giovanni Tarzia di sostenere un’accusa per reati comunque pesanti che vanno dalla truffa al riciclaggio e all’autoriciclaggio. Non vi è stato dunque un vero e proprio dibattimento poiché le parti – avvocato Oskar Canzoneri per la segretaria e Marco Bianchi, entrambi del foro di Varese, per l’ex compagno della donna – si sono accordate per una pena. I due anni all’imputato gli consentono di approdare ai benefici di legge, quindi sospensione condizionale della pena, mentre i 3 anni e 4 mesi riconosciuti alla donna costituiscono una pena comunque non alta per la quale potrà accedere a misure alternative alla detenzione. I reati contestati come si accennava sono quelli di autoriciclaggio (per l’importo di 275 mila euro circa) per l’imputata, oltre alla “truffa continuata“ e anche l’evasione fiscale; gran parte della cifra oggetto di ammanco, 822 mila euro, risulta sparita. L’ex compagno della donna aveva un’ipotesi di reato di riciclaggio per un importo di 38 mila euro.
Lo studio legale si è costituito parte civile nel procedimento, che tuttavia in questa fase non consentirà di prevedere statuizioni civili: eventuali risarcimenti andranno chiesti con apposito procedimento separato che dovrà partire ex novo in Civile. Le indagini della guardia di Finanza avevano portato a perquisizioni e sequestri nella casa dell’indagata poi sentita in “contraddittorio preventivo” (l’udienza dal Gip che precede l’applicazione di una misura cautelare personale che la legge prevede quando sussiste la sola ipotesi di reiterazione del reato, non per pericolo di fuga o inquinamento probatorio) prima dell’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di firma. La giudice per l’udienza preliminare di fronte alla quale si è discusso il caso, nei giorni scorsi, è la dottoressa Angela Laura Minerva, già magistrato al giudice monocratico di Varese, anni fa.
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