La testimonianza di Rosa: dal dramma dell’incidente al libro che dà voce alle vittime
Investita sulle strisce pedonali, Rosa ha presentato "Urlo dentro per non disturbare fuori" insieme allo Studio Risarcimenti e Consulenze di Gallarate, in una serata dedicata alla sicurezza stradale

Una sala raccolta, un pubblico silenzioso e un tema che tocca corde profonde. Martedì sera, nello spazio culturale Materia di VareseNews, si è parlato di sicurezza stradale partendo da una storia concreta: quella di Rosa Annecca (ritratta nella foto insieme a Fabio Levato, a sinistra, e Giovanni Cerutti, a destra), cittadina di Novara, che quattro anni fa è stata investita mentre attraversava sulle strisce pedonali.
Da quell’incidente è nato un lungo percorso legale e terapeutico che ha portato, infine, a un libro: Urlo dentro per non disturbare fuori. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con lo Studio Risarcimenti e Consulenze di Gallarate, che ha seguito Rosa nel suo iter.
Ad aprire la serata, l’introduzione dello staff di VareseNews: Materia come luogo di incontro, di storie del territorio, e anche di sensibilizzazione. «Al di là dei numeri – è stato sottolineato – dietro ogni incidente ci sono vite sconvolte, famiglie intere che cambiano ritmo e progetti».
La parola è passata quindi a Giovanni Cerutti e Fabio Levato, dello Studio Risarcimenti e Consulenze. Da dieci anni operano a Gallarate nel campo dell’infortunistica stradale, della responsabilità civile e degli infortuni sul lavoro. Hanno raccontato come, nel caso di Rosa, il rapporto sia andato oltre la pratica professionale: «L’abbiamo conosciuta dopo l’incidente, investita sulle strisce pedonali a Novara. L’abbiamo accompagnata nel percorso medico e psicologico, sostenendo la famiglia nelle scelte più difficili».
Cerutti ha portato alcuni dati nazionali per contestualizzare: nel 2024 in Italia sono morte sulle strade 3.030 persone e i feriti sono stati 233.000, con 173.000 incidenti con lesioni. Distrazione, mancata precedenza e velocità restano le principali cause. «La distrazione al volante è la prima causa – ha sottolineato – oggi tutti abbiamo in tasca un telefono, basta uno sguardo altrove per tre o quattro secondi e a determinate velocità si percorrono decine di metri senza vedere nulla».
Un quadro che non vuole però ridursi a fredda statistica. «Il nostro lavoro – ha aggiunto – non è soltanto ottenere risarcimenti: cerchiamo di far capire alle compagnie assicurative chi c’è dietro a un numero di sinistro. La “personalizzazione” è questo: mostrare quanto un incidente sconvolga davvero la vita di una persona e dei suoi cari».
Dopo l’introduzione tecnica, è arrivato il momento di Rosa. Visibilmente emozionata, ha ringraziato il pubblico e lo Studio per l’accompagnamento: «Il libro nasce come effetto terapeutico per me. Scrivere era un modo per tirare fuori quello che avevo passato e che vivevano anche le persone intorno a me. Non ci sono solo io che ho subito un incidente: l’incidente lo ha subito anche la mia famiglia».

Di quel giorno, il 25 novembre 2021, non ricorda nulla: un pomeriggio piovoso, un volo di sei metri e il risveglio in terapia intensiva. «Tutto quello che racconto nel libro e che non ricordo mi è stato documentato e raccontato nel frattempo», ha spiegato. L’incidente le ha provocato fratture diffuse su tutta la parte destra del corpo: dal trauma cranico alla caviglia, passando per bacino, sacrale, ginocchio, omero e faccia. «Ero una ballerina, andavo in moto, portavo i tacchi alti. Oggi non posso fare nessuna di queste tre cose».
La degenza è stata lunga. Dopo un mese in ortopedia all’ospedale di Novara, Rosa è stata dimessa ma allettata: «Sarei dovuta andare in un’altra struttura, ma la mia famiglia ha deciso di curarmi a casa. Per quasi un anno sono rimasta a letto». In questo periodo la figlia ha stravolto la propria vita per assisterla, insieme al compagno e al fratello Andrea. «La mia fede sono i miei figli – ha detto Rosa – nessuna mamma vorrebbe vederli soffrire vedendo la propria madre in quello stato».
Oltre al danno fisico c’è il trauma psicologico, che Rosa non nasconde: soffre della sindrome del sopravvissuto, spaventata da rumori improvvisi, incapace per anni di uscire da sola. «Il solo rumore di un cucchiaino che cade a terra mi provoca una paura che non riesco a spiegare». Ancora oggi attraversa solo con semafori pedonali e racconta episodi di automobilisti che passano col rosso incuranti dei pedoni.
Il percorso medico-legale, necessario per ottenere un risarcimento, ha rappresentato un ulteriore trauma: «Già vivi sapendo che la tua vita è cambiata. Poi vieni sottoposta a una visita dove non sei nulla, non ti guardano nemmeno in faccia». Lo Studio ha stimato un danno del 65% di invalidità permanente, più della metà dell’integrità precedente.
Eppure da questa ferita è nata una voce. «Ho pensato che la cosa peggiore sarebbe stata perdere me stessa. Ho un motto che dico sempre: barcollo ma non mollo». La scrittura è diventata lo strumento per ricominciare, forse più efficace dello stesso percorso psicologico. «Se anche una sola persona si riconoscerà in queste pagine e troverà un po’ di forza, allora sarà servito a qualcosa».
Nel libro compaiono anche momenti di vita familiare: Rosa è diventata nonna due volte durante la convalescenza, con sentimenti contrastanti. «Sono felice e onorata di essere nonna, fortunata perché sono viva e posso vedere i miei nipoti, ma io non posso fare la nonna come vorrei».
L’incontro a Materia ha reso evidente il doppio volto di ogni incidente: la vittima primaria e chi lo provoca. Cerutti ha ricordato che nel caso di Rosa l’investitore si è presentato per scusarsi: «Anche quella persona porta il peso di avere rovinato una vita. È un doppio dramma».
Per questo, la serata è stata anche un appello alla prevenzione, rivolto soprattutto ai giovani. «Quella fra i venti e i ventinove anni è la fascia con più vittime – ha spiegato Cerutti – spesso tornano da una serata in quattro o cinque in auto, fra distrazione, alcol, sostanze e telefonini».
Il progetto ora proseguirà nelle scuole e nelle biblioteche del territorio, fra Varese e Novara. «Se qualcuno conosce insegnanti o dirigenti scolastici – ha detto lo Studio – siamo disponibili a portare questo incontro ai ragazzi che stanno per prendere la patente». Il prossimo appuntamento sarà il 3 ottobre a Novara, in biblioteca.
La conclusione della serata è stata affidata a Rosa: «Il libro è anche per essere d’aiuto agli altri, non solo a me stessa. Dopo il primo momento di attenzione ci sono vite che vanno avanti e che devono continuare». Un messaggio semplice, che va oltre la cronaca e i numeri: dietro ogni incidente c’è una storia, e raccontarla può aiutare a salvarne altre.
Guarda il video della serata
Ascolta “Pillole di Materia”
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