Resta in carcere la donna del killer di Mozzate
Monica Sanchi, la compagna di Dritan Demiraj, è accusata di omicidio premeditato, pluriaggravato e occultamento di cadavere
Fredda, spietata e depistatrice. Monica Sanchi, la donna di Dritan Demiraj, l’assassino di Lidia Nusdorfi, uccisa alla stazione di Mozzate e del suo compagno Silvio Mannina, rimarrà nel carcere di Forlì dov’è detenuta dal 29 aprile scorso.
La donna sarebbe dovuta tornare in libertà oggi, 2 giugno, ma l’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Rimini, Fiorella Casadei, ha bloccato il rilascio.
Secondo quanto ricostruito dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Rimini, Demiraj avrebbe agito con il supporto costante della Sanchi.
Il fornaio albanese di 29 anni, che il primo marzo ha ucciso l’ex compagna Lidia Nusdorfi alla stazione di Mozzate e il giorno primo il fidanzato della donna Silvio Mannina, ha agito con il l’aiuto della cameriera 35enne conosciuta un mese prima proprio nella città Romagnola.
La Sanchi, non solo ha tentato di depistare gli inquirenti durante i tre interrogatori a cui è stata sottoposta, ma avrebbe anche aiutato ad attirare in un gioco sessuale e a imobilizzare Silvio Mannina, ucciso e nascosto nei pressi del Lago Azzurro nelle campagne del riminese.
Secondo i carabinieri di Rimini, la donna ha così partecipato fino in fondo mostrando una totale indifferenza e una assoluta impermeabilità a qualunque processo di ripensamento e rielaborazione delle crudeli e perverse condotte tenute. I due amanti avrebbero escogitato i delitti insieme e insieme avrebbero deciso, rilasciando dichiarazioni fuorvianti, di depistare le indagini. Insieme a Dritan, la Sanchi escogitò l’omicidio del giorno seguente, quello di Lidia nella stazione di Mozzate. È sempre Monica che tira in ballo lo zio dell’albanese, indagato e a piede libero, e un’altra persona presente sulla scena del crimine. Ma ora le sue dichiarazioni sono sempre meno credibili.
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