Galimberti: “Ora una casa per la Fiera di Varese”
Una esposizione stabile, che oltre alla campionaria ospiti fiere più specifiche: è questo il pensiero del sindaco Galimberti, in vista delle prossime esposizioni
La fiera di Varese, che dal 3 all’11 settembre prossimi vedrà la sua 39esima edizione, è un successo. Per quanto considerata, con un po’ di snobismo, “nazionalpopolare”, sono sempre decine di migliaia le persone che la visitano in una struttura temporanea che è poco più di un grande tendone. Ma sarà sempre così? Sarà sempre in una struttura che nasce una volta all’anno e una volta all’anno muore?
«L’impostazione funziona – ammette Davide Galimberti, alla sua prima presentazione da Sindaco della manifestazione – La città però è pronta e deve pensare ad una evoluzione.Il che significa che accanto a questa campionaria deve essere in grado di fare specializzazione. Il compito da qui alla prossima fiera è cogliere quali saranno le prospettive possibili».
Andare oltre alla campionaria, è un modo per pensare genericamente più in grande per la città: infatti, «All’interno della pianificazione della città di Varese, c’è la possibilità di interloquire con vari soggetti per portare sito in una struttura e una modalità permanente»
Spiega Galimberti che, pur conscio del fatto che una simile idea debba passare da una modifica del Pgt, prova a lanciare un’ipotesi che potrebbe cambiare l’aspetto delle manifestazioni cittadine, e magari addirittura la vocazione di Varese. Un progetto che preveda che la fiera Campionaria, che porta migliaia e migliaia di persone alla Schiranna, abbia attorno a sè delle vere mura e una struttura stabile «Naturalmente, un luogo che prevediamo poi sia utilizzato non solo per una settimana all’anno, ma faccia diventare Varese una città espositiva».
Per fare questo è necessario innanzitutto: «Individuare le vocazioni per i prossimi 10-11 anni» continua il sindaco, perchè: «Le grandi sfide si giocano sulle peculiarità e sulle specificità: più si individuano elementi caratterizzanti, piu si è in grado di attrarre il pubblico oltre i confini tradizionali».
Insomma: pensando in grande, e trovando i settori e gli argomenti che più si adattano a uno spazio collocato nella città, si potrebbero portare a Varese persone non solo da tutta la provincia, ma anche da tutta Italia e oltre. Per questo, nell’individuare le “vocazioni” dello spazio fieristico, secondo Galimberti è importante instaurare un «Dialogo con soggetti al di fuori dei confini cittadini e provinciali».
Una volta trovate le caratteristiche adatte alla città, solo allora si potrà ragionare su quali siano i posti adatti per ospitare quest’ipotetico spazio fieristico: «Proporre ora un posto o l’altro è decisamente prematuro: perchè dipende dai progetti e dai soggetti che ne verranno coinvolti».
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