Cimici come cavallette: rovinato il raccolto di pesche
È la Coldiretti a lanciare l'allarme. Rovinato il 30% della produzione dei "perzic" di Monate

Neanche la pesca di Monate si salva dalle cimici proveniente dalla Cina.
A lanciare l’allarme è la Coldiretti di Varese: nonostante una raccolta numericamente valida, a causa della cimice asiatica i produttori siano stati costretti a buttare il 30% dei frutti, per salvaguardare il livello qualitativo di una rinomata specialità come le pesche sciroppate di Monate. «Sembrava un anno favorevole, questo — racconta Luca Franzetti, imprenditore agricolo 48enne di Monate — Il grande caldo ha reso i frutti sugli alberi molto zuccherini, e la siccità non ci ha colpito perché è venuta dopo la fase di maturazione. Peccato che poi siano arrivate le cimici a invadere i frutteti».
Questi parassiti — spiega la Coldiretti — sono infestanti e altamente polifagi.
Si nutrono principalmente di frutti e ortaggi, tra cui pesche, mele, soia, ciliegie, lamponi, pere e fagiolini. Per alimentarsi, l’insetto perfora con l’apparato boccale il frutto per succhiarne fuori i nettari, causandone però la formazione di aree necrotiche nella polpa o la formazione di fossette sulla buccia.
Il danno è enorme, sottolinea la Coldiretti provinciale, perché vede un prodotto caratteristico e di nicchia, come quello delle Pesche di Monate, soffrire l’avvento di questo vorace e “alieno” parassita, arrivato da Cina, Giappone e Taiwan a insidiare una coltura storica del nostro territorio.
La produzione delle pesche sciroppate a Varese, nasce infatti dalla richiesta dei Visconti di Modrone di poter gustare questi frutti anche d’inverno, visto che la coltivazione del pesco, arrivato sotto il Sacro Monte attorno al 1850, aveva trovato terreno fertile grazie all’effetto mitigante dei laghi.
«La cimice asiatica è una piaga paragonabile alle cavallette dei racconti biblici — tuona il presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori — La loro elevata riproduttività le rende un fenomeno difficile da debellare: basti pensare che questi insetti sono in grado di depositare uova due volte l’anno, sfornando tra i 3 e i 400 esemplari per volta. La loro diffusione è favorita dai cambiamenti climatici che portano a un generale innalzamento delle temperature medie, e dalla mancanza in Italia di antagonisti naturali».
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