Campeggio sequestrato, le tappe della vicenda

L'epilogo della vicenda del campeggio "Sette Laghi" inizia alla fine del 2009. Ripercorriamo tutte le tappe che hanno portato all'intervento della magistratura

L’epilogo della vicenda del campeggio "Sette Laghi" inizia alla fine del 2009 dall’istanza per la realizzazione di "un’area con pontili, scivolo di alaggio e condutture per impianti" presentata dall’amministratore della società. Un intervento che interessa quella parte del “campeggio” che si affaccia sulle acque del Lago di Varese, dove anche il taglio di un canneto costituisce, sulla maggior parte della costa, la violazione dei vincoli di area protetta e il rischio di incappare in multe molto salate.

27 febbraio 2010: l’ufficio tecnico del comune, nel compiere l’istruttoria relativa alla richiesta del campeggio, evidenzia come all’interno vi fossero delle irregolarità molto gravi.
Il geometra comunale, accompagnato dalla polizia locale, si reca sul posto per cercare di capire i termini della richiesta degli amministratori. Giunti all’interno del campeggio registrano, però, tutta una serie di situazioni anomale che verbalizzano puntualmente. Si tratta sostanzialmente della presenza di una rete fognaria che il tecnico individua come abusiva. Correlata a questa vi è lo stato delle casette dei residenti che appaiono superare di molto lo status di "camper, caravans e casette mobili", l’unico autorizzato in quell’area. Registrano anche l’allacciamento a gas e altri servizi anomali per delle strutture mobili.
È questo il momento in cui scatta qualcosa all’interno dell’amministrazione comunale. Le irregolarità riscontrate vengono, come da procedura, registrate nero su bianco ed inoltre anche il consorzio di gestione associata dei laghi chiede chiarimenti a proposito della richiesta di costruzione del pontile. Esistono dunque tutti gli elementi documentali per certificare che da quel momento il comune sappia della situazione all’interno del campeggio. Ma questo non basta. Gli amministratori, eletti da poco, si convincono della necessità anche politica di intervenire su una questione che per molto tempo è stata considerata una "patata bollente".

Il sindaco Giovanni Dell’Acqua e il suo assessore Bruno Bonafè
spiegano così la decisione: «Abbiamo avuto il coraggio di intervenire per diversi motivi. Innanzitutto, vale il principio secondo il quale un’amministrazione è obbligata a ristabilire la legalità nel proprio territorio se ravvisa che questa sia venuta a mancare. In secondo luogo ci sono stati altri due elementi: il primo, paradossale, è che in comune erano state avanzate delle richieste di danni da alcuni residenti che avevano avuto le case allagate all’interno del campeggio quando era esondato il Lago di Varese. Questo ci sembra veramente troppo – spiegano i due amministratori -. Sono state costruite delle case inamovibili senza autorizzazione a 50 metri dal lago che, come sanno tutti, quando piove esce dagli argini, e ci vengono a chiedere anche i danni?». Il secondo motivo riguarderebbe anche quello che si diceva in paese: «Molti dei nostri cittadini cominciavano a lamentarsi – spiegano Bonafè e il sindaco -. Ci sono stati dei casi in cui abbiamo obbligato i cittadini azzatesi a distruggere e rifare degli interventi in muratura perché magari avevano fatto una finestra più larga di 10 centimetri di quanto consentito. In molti ci dicevano, giustamente, che all’interno del campeggio succedevano di tutto, altro che dieci centimetri».

7 giugno 2010: Intanto la polizia locale formalizza una notizia di reato a carico della società. Comunica di aver scoperto l’abuso edilizio dopo una lettera del consorzio di gestione associata dei laghi Maggiore, Comabbio, Monate e Varese con l’istanza della società per la realizzazione del pontile. Gli amministratori comunali decidono anche di affidare ad uno specialista l’incarico di effettuare tutti i rilievi per fotografare con esattezza tutte le irregolarità ma l’ingresso al campeggio gli sarebbe stato impedito. «Per questo – racconta il sindaco – abbiamo dovuto chiedere anche l’aiuto dell’autorità giudiziaria che ci ha permesso di entrare e fare i rilievi». È evidente che a questo punto la procura è informata della situazione.

30 settembre 2010: viste le irregolarità dell’intervento riscontrate dal comune di Azzate viene notificata al rappresentante della società un’ingiunzione per la sospensione immediata dei lavori all’interno del campeggio, e il 13 gennaio 2011 il comune emette una nuova ingiunzione perché riscontra la violazione del precedente stop ai lavori imposto alla società.

18 ottobre 2011: la società Sette Laghi, convinta della legittimità della sua richiesta e determinata a portare avanti i lavori, presenta un ricorso al tribunale amministrativo contro la sospensione e il fermo imposti dal comune. La società è convinta che il campeggio, che chiamano "parco residenziale", sia regolare in quanto il suo stato di fatto è certificato dalle autorizzazioni comunali (concessione delle residenze) e dagli allacciamenti a gas, luce e acqua che hanno ottenuto il via libera dalle aziende preposte nei 40 anni precedenti. Il 24 novembre in una riunione di giunta viene deliberata la volontà del comune di resistere in giudizio con la nomina di un legale che sostenga le ragioni dell’amministrazione davanti al tar. Comincia così il percorso intrapreso dal comune per risolvere la questione del campeggio per via amministrativa, con la volontà di riportare la situazione all’interno della legalità.
La richiesta del comune è che vengano demoliti tutti gli interventi che fuoriescono dall’autorizzazione edilizia concessa al campeggio negli anni ’70: "autorizzazione al deposito periodico di camper, caravans e casette mobili". A questo punto, però, si sta muovendo anche la procura.

26 luglio 2012: durante un sopralluogo dell’ufficio tecnico presso il campeggio il geometra ravvisa ulteriori interventi non autorizzati realizzati nel frattempo, nonostante la richiesta di sospensione di tutti i lavori. Si tratta di un "gazebo coperto e pavimentato di circa 12 metri quadrati, di altezza media di 2 metri costruito senza autorizzazione". Per il comune è l’ennesimo abuso e ne chiede l’immediata demolizione.

17 agosto 2012: A questo punto è la magistratura a muoversi. Fatti i rilievi e le indagini dalla procura, il giudice per le indagini preliminari autorizza il sequestro preventivo di tutta l’area per evitare il perdurare degli abusi. Si contesta la realizzazione della rete fognaria, la trasformazione delle casette mobili in veri e propri nuclei abitativi e la violazione dei vincoli ambientali esistenti sull’area.

13 settembre 2012: È il giorno del blitz, i carabinieri si presentano al campeggio e sequestrano tutta l’area. Il sindaco Giovanni Dell’Acqua, che sull’intervento della procura non ha alcuna possibilità d’influenza, viene nominato custode del campeggio chiamato al rispetto delle prerogative di sequestro. Emerge la complicata situazione dei residenti. All’interno del "Sette Laghi" ci sono, infatti, 70 persone che ci vivono e che di quelle casette hanno fatto la loro unica casa. La società paga i servizi di cui usufruiscono i proprietari delle varie piazzole (secondo gli amministratori della "Sette Laghi" al mese di luglio sono stati pagati 10.000 euro al comune di IMU, 37.000 euro di acqua potabile e 20.000 euro di raccolta rifiuti), alcuni hanno la residenza del comune e in molti hanno scelto quella soluzione abitativa perché non possono permettersene altre. Inoltre ci sarebbero alcune situazioni complicate anche da malattie o vecchiaia di alcuni residenti.
Per questo sindaco e procura hanno raggiunto un’intesa per concedere delle deroghe e venire incontro a questo tipo di situazioni.

19 settembre 2012: Il pm Massimo Politi ha depositato il 415 bis, ovvero l’avviso di chiusura delle indagini nei confronti dei cinque amministratori della società “I Settelaghi”, a partire dal presidente Alessandro Scandroglio. I reati ipotizzati sono sei, ma la procura starebbe indagando ancora.

Questo è soltanto l’epilogo della vicenda ed avrà poi un suo ulteriore sviluppo. Certo bisognerà chiarire anche cosa sia avvenuto prima. Dal 1974, quando venne data la concessione al campeggio per svolgere una determinata attività, ad oggi, quando l’area si è di fatto trasformata in una piccola cittadina. Gli amministratori di Azzate affermano di non nutrire alcun sospetto rispetto all’attività svolta da chi li ha preceduti. La loro interpretazione è che la situazione sia degenerata lentamente negli anni, «prevalentemente a partire da 20 anni fa», dicono. «Nel frattempo si sono succedute diverse amministrazioni, in comune così come ai vertici della società "Sette Laghi", ed è probabile che ognuno abbia dato per acquisito quanto accaduto precedentemente, finché la vicenda si è complicata così tanto che nessuna ha più voluto metterci mano». Ma questo sono ricostruzioni e ragionamenti che, per quanto plausibili, andranno verificati.

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Pubblicato il 20 Settembre 2012
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