Picchiata davanti ai figli piccoli, i Carabinieri arrestano il compagno
La donna ha ammesso di essere vittima di violenze che andavano avanti da tempo ma di non aver mai denunciato per paura. L'allarme lanciato dai vicini di casa

L’ha picchiata ancora una volta ma questa volta i carabinieri di Cassano Magnago lo hanno arrestato, grazie all’allarme lanciato dai vicini di casa che sentivano le urla della donna. Attorno alle 22 di ieri, giovedì, i militari dell’Arma hanno arrestato un 35enne della zona (pluripregiudicato) per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.
I Carabinieri sono intervenuti presso l’abitazione dell’uomo a seguito di numerose richieste pervenute al servizio “112” da parte di alcuni residenti vicini di casa che segnalavano una violenta lite in corso all’interno dell’appartamento.
Immediatamente raggiunta l’abitazione hanno rintracciato l’uomo, in evidente stato di alterazione, e la sua compagna convivente, una coetanea, con evidenti segni da aggressione fisica. La vittima, in effetti, ha raccontato immediatamente come pochi istanti prima fosse stata vittima dell’ennesimo episodio di maltrattamento posto in essere dal proprio convivente, aggravato, come nelle numerose analoghe circostanze, dalla presenza nel contesto familiare di tre figli minori.
La stessa ragazza ha ammesso di non aver in precedenza mai sporto nessuna denuncia per tali condotte per il timore delle ritorsioni da parte del compagno. La vittima, accompagnata presso struttura sanitaria da personale del 118 intervenuto unitamente ai Carabinieri, veniva riscontrata affetta da “lesione timpanica e traumi contusivi multipli”, dimessa con 15 giorni di prognosi.
L’uomo, tratto in arresto, al termine delle formalità di rito è stato accompagnato in carcere a Busto Arsizio ed è ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
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Quanto può rischiare di carcere questa “persona”? Qualche anno o qualche mese o poche settimane ? Del resto la donna non è morta…qualche livido cosa sarà mai per una società sempre più pervasa da ego e maschi alfa.
Cosa succederà poi a questa donna una volta che il padre uscirà dalla custodia detentiva? Come potrà garantirsi la sua incolumità e quella dei propri figli?
Queste sono le domande a cui molto spesso la giustizia non fornisce risposte. Lascia che tutto accada fino a che sul pavimento non ci sarà un cadavere che molto spesso equivale a quello della donna. La parola “femminicidio” è usata dai politici solo per riempirsi la bocca e dare l’impressione che stiano facendo qualcosa.
Alla fine queste donne si rivolgono a strutture protette per cercare di rifarsi una vita quantomeno in condizioni di normalità forzata.
Che triste vicenda soprattuto per i figli costretti a vivere e vedere tale violenza.