Disneyworld chiude, i ragazzi italiani rimangono bloccati a Orlando
Tra loro anche un giovane di Samarate, Riccardo Poloni. Sabato dovranno lasciare le case e rischiano di perdere visto e assicurazione sanitaria. Ma i voli disponibili sono pochissimi

DisneyWorld a Orlando chiude e tra animatori e tecnici rimasti senza lavoro ci sono anche tanti italiani, ora a rischio di rimanere senza casa e senza assicurazione, in attesa del rientro a casa.
Tra loro c’è anche un ragazzo di Samarate, Riccardo Poloni.
«È lì dall’inizio di giugno, dovevano fare 15 mesi e invece li rimandano a casa» sintetizza Marco Poloni, il padre di Riccardo.
O meglio: i ragazzi sono stati mandati via dal parco divertimenti (contratti “sospesi” dal 14 marzo), ma non a casa, perché sono bloccati nella città della Florida: in realtà rischiano ora di finire in un limbo privo di certezze, in un contesto – quello di una pandemia montante anche negli Usa – non certo sicuro.
«Lui e gli altri sabato devono liberare l’alloggio, che era legato al contratto di lavoro. Ma senza alloggio perdono anche il visto e rimangono senza assicurazione sanitaria». Una condizione delicata, in un Paese come gli Usa in cui gran parte dei servizi sanitari sono garantiti solo se si è in possesso di una copertura.
Come in altri contesti (abbiamo raccontato di Dubai) il problema è costituito dai voli di rientro verso l’Italia. «Sono pochi, ogni tanto li cancellano e i prezzi sono saliti alle stelle». Si arriva fino a 3mila euro, nei giorni scorsi anche 4700 euro per un Orlando-New York-Fiumicino.
Tra l’altro una parte della preoccupazione è legata anche alla necessità di passare da New York come hub, aeroporto nella zona comunque più esposta al virus in Usa. L’alternativa sarebbe un transito da Chicago e Francoforte. «La Farnesina dice che sta programmando un volo diretto, ma non c’è certezza». C’è, però, poco tempo: sabato, come detto, i ragazzi dovranno lasciare gli alloggi. Si parla di 135 italiani, a fronte di un totale di 195 inizialmente presenti a Orlando.
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