Prevenire con l’arte: quando l’incidente diventa monumento

Mentre Verona espone relitti di automobili in centro città, la contestata scultura di Largo Mozart si prepara al ritorno

Auto ammaccate, vuote, bruciate. Auto incidentate. Sono questi i relitti che il comune di Verona ha deciso di esporre nelle vie principali della città. Vere automobili reduci da un incidente, ormai inutilizzabili, che con il loro “cadavere” rappresentano una denuncia, ed una sensibilizzazione, mirata a promuovere la sicurezza stradale. L’iniziativa, probabilmente ispirata ad una scelta similare fatta a Montjuic (Barcellona), sta attirando molti curiosi in questi giorni, come potete vedere anche nelle foto che ci ha inviato il nostro lettore Bruno Nicolis.

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Scheletri d’auto come monumento 4 di 10

L’iniziativa di Verona, in realtà, ci fa tornare alla mente qualcosa di analogo accaduto proprio qui in provincia di Varese, a Gallarate. Era infatti il 2004 quando l’amministrazione Mucci decise di posizionare sulla rotonda di largo Mozart una provocatoria scultura, realizzata dagli artisti di LSD. La struttura in questione (foto accanto) rappresentava crudamente lo scontro tra un’auto e una moto, mostrando i volti doloranti dei guidatori sui vetri del mezzo.

In realtà dobbiamo ricordare, consultando anche il nostro archivio, che la vita di questo complesso è sempre stata travagliata. Molti cittadini lo consideravano di cattivo gusto, ed inoltre si temeva che ostacolasse la visibilità. Ma Mucci, all’epoca, si era scagliato in una convinta difesa del monumento: «Abbiamo ottenuto il nostro scopo: quello di far parlare di incidenti stradali. La scelta dell’Amministrazione Comunale non era certo quella di collocare un’opera a perenne e futura memoria, ma il confronto che si è aperto su un fatto puramente estetico ha portato a riflettere, a guardare che cosa può prodursi quando si va oltre il limite della sicurezza stradale». Ma la “lotta” contro questo monumento è sfociata, circa un anno e mezzo fa, nel vandalismo, visto che qualcuno l’ha incendiato.
 
Attualmente i resti del complesso, in parte sciolto dal calore, si trovano nei magazzini del Comune, ma l’amministrazione non demorde. «Abbiamo commissionato ai ragazzi che hanno realizzato l’opera il suo restauro», ci assicura l’Assessore ai Lavori Pubblici gallaratese Aldo Simeoni, «I tempi dipenderanno dalle loro esigenze, una volta sistemata l’idea è di riposizionarla dove si trovava». Anche Simeoni percepisce il carattere provocatorio, e borderline, della scultura: «L’impatto ovviamente è brutto, ma deve essere brutto. Nonostante le critiche ottiene il suo scopo: far riflettere».

Qualcuno dirà che gli artisti che hanno operato a Gallarate, in fondo, hanno avuto un’idea all’avanguardia. Altri, invece, troveranno anche l’iniziativa di Verona poco adatta ad uno spazio pubblico. Questo accade quando l’arte vuole fare denuncia, perché i suoi mezzi sono un pugno dello stomaco. E quando questi pugni nello stomaco arrivano in un luogo di tutti, è giusto parlarne e fare dibattito.

In fondo a questo servono le provocazioni, che in tema di sicurezza stradale sembrano dover diventare sempre più crude. Servirà?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Maggio 2007
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