Crisi, “il 5 per mille per le attività sociali del Comune”

In commissione parlano sindacati e associazioni, con l'intervento straordinario di monsignor Franco Agnesi. I duecentomila euro del Comune per i disoccupati sull'esempio dell'arcidiocesi milanese, "ma gli interventi restano distinti". Appello dell'assessore Crespi ai contribuenti

Fra proposte, appelli e analisi della situazione prosegue il lavoro della commissione temporanea sulla crisi economica, alla sua seconda seduta a Palazzo Gilardoni, con tanto di prevosto, sindacati e associazionismo in supporto. L’appello è quello lanciato ai bustocchi, dopo l’introduzione del sindaco, dall’assessore ai servizi sociali Mario Crespi (foto) perchè destinino il 5 per mille della dichiarazione dei redditi alle attività sociali del proprio Comune. Appena il 4% del potenziale gettito di 1,5 milioni de 5 per mille è affluito infatti nel 2008 nelle casse comunali; quest’anno si vorrebbe almeno raddoppiarlo. Le proposte sono quelle già preannunciate dei duecentomila euro del Fondo Famiglia e Lavoro a disposizione di quanti si ritrovino senza lavoro, dipendenti o autonomi, più una cifra da stabilire, ma che dovrebbe aggirarsi sui centomila euro, in rinforzo a quanto già fa la regione con il Fondo sostegno affitti: dovrà andare in aiuto per i canoni di locazione, ma anche per le rate dei mutui. In più si è stabilito di non utilizzare quali indicatori di reddito le fasce ISEE, in una situazione in cui il reddito dell’anno prima non fa testo: il riferimento sarà all’ultimo stipendio o ammortizzatore sociale percepito. La decorrenza dell’aiuto per chi ha perso l’impiego dovrebbe essere dall’inizio del 2009, ma vari dettagli restano da precisare, inclusa l’entità stessa dell’aiuto per nucleo familiare. Tra le proposte anche quella di un segretariato sociale a fare da "centrale di controllo" degli aiuti; e ancora l’assessore Crespi annuncia a venire un "portale sociale" nell’ambito del nuovo sistema informatico dei servizi comunali.
 
Importante la presenza oggi di sindacati e associazioni, che hanno potuto brevemente relazionare alla commissione presieduta da Sandro Orsi, ma soprattutto quella inusuale di monsignor Franco Agnesi (foto), prevosto della città, fatto accomodare con qualche suo imbarazzo sui banchi di norma riservati alla Giunta. Uomo di una Chiesa aperta, che non teme di farsi trovare
anche su Facebook, il prevosto ha raccolto l’invito dell’assessore Crespi, rimproverandogli bonariamente un suo paragone con il Papa in Parlamento: «Non mi sono vestito di bianco, non mi sembrava il caso…». Il Fondo lavoro e Famiglia varato dal Comune, ha ricordato, nasce sull’esempio di quello diocesano nato dall’appello del cardinal Dionigi Tettamanzi e che finora ha fruttato all’arcidiocesi milanese circa tre milioni di euro da impegnare nell’aiuto a chi non ce la fa attraverso la rete delle parrocchie, dei decanati, di Caritas e Acli. «Un’iniziativa anche simbolica, per riflettere sulle cause di questa crisi». Anche a Busto si è così formata una commissione decanale per valutare le richieste. Attività religiosa e comunale restano però su piani distinti: e monsignore stesso darà lezione di libera Chiesa in libero Stato a quanti fra i commissari volevano semplicemente far confluire il fondo comunale in quelli messi a disposizione dalla diocesi. «Bisogna distinguere interventi e compiti» precisava il prevosto, «per evitare deliri di onnipotenza di qualcuno, sovrapposizioni, sprechi, "giri delle sette chiese" eccetera. Se la finalità è unica, gli interventi sono diversi». La soluzione trovata è questa: il Comune interverrà subito sulle richieste pervenutegli per i suoi duecentomila euro, il decanato bustese si rivolgerà a Palazzo Gilardoni dopo ogni richiesta per controllare se non sia già stata accolta. Monsignor Agnesi lanciava un’altra interessante proposta-riflessione. «Va creato un contesto che salvaguardi la dignità delle persone, in tanti temo non chiedano per vergogna. Si susciti la solidarietà, ognuno porti il proprio contributo – sì, anche chi viene aiutato, se ha del tempo libero può metterlo a disposizione degli altri, sarebbe bello». Il circolo virtuoso della solidarietà.

Per sindacati e associazioni, è intervenuta fra gli altri Carmela Tascone per la Cisl, ricordando gli importanti accordi con banche e Camera di Commercio per l’anticipo della cassa integrazione in attesa che Inps faccia la sua parte. Dai sindacati anche un sì al calcolo dei redditi per i servizi comunali sulla base dell’ultimo effettivamente percepito, e l’attesa dei dati sulle ore di cassa integrazione effettivamente svolte. Mentre per il PD Alessandro Berteotti lanciava l’allarme: di questo passo a giugno ci si potrebbe trovare a non avere più copertura per la cassa integrazione, secondo i «dati drammatici» letti negli ultimi giorni. Per il forum del terzo settore Sergio Preite di Enaip rilevava che il nuovo elemento sono i lavoratori tra i 35 e i 50 anni a bassa scolarità espulsi dal mondo del lavoro e che non è facile reimpiegare. La formaizone qui può essere una risposta «ma va orientata e integrata con interventi già esistenti, ad esempio il piano provinciale per il reimpiego, cui va data visibilità perchè questa gente non è abituata a chiedere aiuto ai servizi sociali, in crisi non ci si vedeva proprio». La Caritas ha poi fatto sapere si sta cercando di unificare i servizi per i poveri delle parrocchie bustesi. Oggi la mensa è dai Frati, la doccia a San Michele, il dormitorio a Sant’Anna: il progetto è di trasferire tutto presso il convento dei Frati Minori che avrebbe gli spazi necessari. A Dio (e alla Curia milanese) piacendo, si farà.

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Pubblicato il 04 Marzo 2009
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