Inda: c’è l’accordo sui 40 esuberi

E' stato firmato il 30 aprile e ratificato in regione il 5 maggio. ma la Fiom non c'è stata. Il racconto, da parte della RSU Fim

La Rsu Inda ha siglato in questi giorni un accordo a maggioranza con l’azienda per 40 esuberi. Un accordo che non ha visto l’accordo dei sindacati: Fiom Cgil ha rifiutato di firmare, mentre Fim Cisl sì. Questa la storia, secondo la RSU Fim Cisl.

L’antefatto:
Il 19/02/09 l’azienda Inda s.r.l. apre una procedura di mobilita’ per 29 impiegati e 11 operai . questo fatto non ha sopreso i lavoratori, visto che ci sono state altre 3 mobilità dal 2001 ad oggi. si e passati da 460 a 280 dipendenti attuali.La crisi finaziaria in tutto il mondo ha peggiorato la situazione e ha portato ad un crollo del fatturato. Preso atto della situazione, le parti sindacali hanno fatto le prime proposte, per ridurre l’impatto degli esuberi: proposte come il demansionamento, il part time, il trasferimento in altre due sedi, la cassa integrazione guadagni straordinaria, un incentivo economico all’esodo. l’azienda discute ma pone un vincolo, che alla fine della Cigs tutti i lavoratori che non avranno usufruito delle alternative proposte dovranno essere comunque collocati in mobilità, la richiesta e’ sul modello dell’accordo inda del 2002 e del 2005 firmati da tutte le organizzazioni sindacali. Le parti sindacali (tutte) propongono all’azienda una consultazione tra i lavoratori coivolti; l’azienda trova 32 consensi su 40 ma questo non è sufficiente per inda e si giunge ad un mancato accordo, con la dichiarazione della inda che non avrebbe firmato un accordo al buio e che il 5 maggio avrebbe licenziato direttamente i 40 dipendenti a questo punto senza la cassa integrazione.

Lo strappo
Dietro pressione dei lavoratori, a pochi giorni dalla messa in mobilità dei 40 lavoratori, la r.s.u., a maggioranza, per sbloccare la situazione decide di fare un tentativo per riallacciare il rapporto con l’azienda. il tentativo ha successo, ma spacca il sindacato con la fiom cgil contraria su tutto il fronte. Nei giorni seguenti la rsu e l’azienda, alla Associazione Industriali, siglano una ipotesi di accordo, che garantisce il ricorso alla cassa integrazione rimandando i licenziamenti di un anno e che dovrà essere votata dai lavoratori, anche sul referendum. La Fiom Cgil, fortemente contraria a far esprimere i lavoratori, pone in essere tutta la sua forza per ostacolare le operazioni di voto. oltre alle dichiarazioni contrarie dei delegati fiom, al volantino contrario della Fiom provinciale, c’e’ stata una diffida (forse caso unico in italia) tramite avvocato alle altre organizzazioni sindacali. Nel referendum del 27 aprile sull’acordo quadro, votano l’87% dei lavoratori; quelli favorevoli all’ipotesi di accordo sono l’84%.

L’accordo separato
Il 30 aprile 2009 la Rsu Inda firma un accordo sulla cassa integrazione straordinaria per 12 mesi, al tavolo si presenta la Fim territoriale e ritenendo l’accordo utile per i lavoratori firma l’intesa. la Fiom Cgil contraria, pur invitata non si presenta al tavolo e non firma. La trattativa prosegue e dopo il ponte del primo maggio i tempi sono maturi e la rsu Inda il 4/05/2009 sigla l’accordo che chiude la procedura di mobilita’. Le intese sin qui raggiunte, per ridurre l’impatto sociale ed il numero delle persone licenziate prevedono: cassa integrazione guadagni straordinaria per dodici mesi, demansionamento per alcune figure, part time, trasferimento in altre sedi, incentivo economico all’esodo, accompagnamento alla pensione, inserimento in progetti di riqualificazione.

La firma divisa
Il 5 maggio 2009 vengono convocate le parti presso la regione Lombardia, dove viene chiuso con esito positivo l’esame congiunto sulla cassa integrazione. In sede di esame congiunto in regione Lombardia, la R.s.u Inda e la Fim territoriale si sono espressi a favore, mentre i delegati Fiom e la Fiom territoriale si sono dichiarati contrari alla apertura della Cigs. rsu inda fim cisl

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Pubblicato il 11 Maggio 2009
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