Commercio tra il martello degli adempimenti e l’incudine della crisi

Qualche commento a margine con Mazzucchelli (Ascom) e l'assessore Castiglioni su un settore cruciale per la città ma qualche volta in conflitto con i suoi abitanti e con i "lacci e lacciuoli" della burocrazia

Non ci sono solo gli automobilisti: anche i commercianti possono a buon diritto figurare tra i tartassati da controlli e multe. E anche in questo caso a determinare la situazione è un mix di "genuine" violazioni, di regole spesso di difficile applicazione, e di volontà repressiva. Quando durante controlli come quelli effettuati dalla polizia nell’ultimo weekend, di quattro locali quattro non se ne salva uno senza che venga rilevata una qualche sorta di violazione amministrativa, può voler dire una cosa sola: che le norme non sempre funzionano, talora risultano costrittive e vengono in qualche misura disapplicate dagli interessati, i quali talvolta non ne sono neppure pienamente a conoscenza. Il problema è antico come la sovrapposizione di interessi contrastanti, competenze e burocrazie che crea il tipico caos all’italiana. Nient’affatto "italiane" sono invece le sanzioni. La polizia fa controlli, e subito trova di che ridire – ineccepibile, a norma di legge. Eppure in qualche modo preoccupante. Visto che si parlava in particolare dell’orario di chiusura, non è che si sta creando un cortocircuito fra esigenze dei commercianti e dei residenti?

Su questo ed altro sentiamo il presidente di Ascom Busto Romeo Mazzucchelli e l’assessore con delega al commercio, Franco Castiglioni. «Il momento è quello che è, tutti ne soffrono, commercio in testa» sospira Mazzucchelli. «Certo viviamo in un contesto di regole e adempimenti talora difficoltosi, con esercizi commerciali anche molto piccoli costretti ad adeguarsi come fossero delle vere e proprie aziende produttive. Poi, in linea di massima i nostri associati in Ascom rispettano le disposizioni in materia di commercio, e chi sa di non essere in regola fa di tutto per rientrarvi. Sulle novità che di frequente emergono, i nostri funzionari fanno del loro meglio per seguirle e diffonderne la conoscenza, e non è sempre facile. Certo tra le violazioni che si riferiscono non c’è solo l’orario, vi sono anche quelle sulle qualifiche professionali, eppure noi di corsi professionalizzanti cme Ascom ne facciamo. Vi sono quelle sul lavoro irregolare, ma anche qui più volte abbiamo ammonito tutti a non assumere "così", in qualche modo, poi c’è sempre chi vuol rischiare perchè vede che il personale in regola gli costa mentre il concorrente fa il furbo, ma a quel punto è giusto che venga sanzionato». Non è sempre e solo chi dà lavoro a sbagliare qui: a volte sono anche i dipendenti, in situazioni particolari, a non avere un interesse immediato alla regolarizzazione della loro posizione.
Ma tra leggi e regolamenti, oggi, rispetto a vent’anni fa, com’è aprire un’attività? Con Mazzucchelli sfondiamo una porta aperta. «Ah, è difficilissimo. Tanto di cappello a chi lo fa, ogni nuova attività è tanto più gradita. Oggi occorrono capitali consistenti, ma con questa crisi più che mai siamo di fronte a un sistema creditizio che dà a chi ha e non dà a chi non ha: col rischio poi di finire in mano a degli usurai, fino a giocarsi anche la casa». Vita dura, insomma, anche per il commercio, troppo spesso preso di mira solo come cattivo esempio in campo fiscale.

L’assessore Castiglioni tiene innanzitutto a precisare che «non risultano segnalazioni particolari di ordine pubblico» riguardo ai locali aperti la sera. Probabilmente perchè chi si sente disturbato a una cert’ora non si rivolge certo alla Polizia Locale, ma a Polizia di Stato e Carabinieri. «È ovvio» dice, «che esiste un diritto alla privacy e al riposo che non va violato, al tempo stesso chi ha voglia di lavorare deve poterlo fare senza che ci sia un accanimento nei suoi confronti. Intendiamoci, poi, ben venga che le istituzioni preposte facciano il loro dovere». Un colpo al cerchio, uno alla botte, insomma. Ma i residenti intorno ad alcuni locali, evidentemente, sentono solo i colpi: il cerchio ce l’hanno alla testa, e qualche volta le botte volano nei luoghi frequentati dai giovani. «Sì c’è stato un episodio in centro (con sei arresti per una scazzottata), ma è isolato, ripeto, Busto non presenta da questo punto di vista particolari problemi rispetto a realtà vicine». Secondo alcuni, che evidentemente non hanno un discobar sotto casa, anche troppo: il maligno nomignolo di Bustospizio, dato da chi la sera scappa a Legnano o Gallarate, forse non è immeritato. «Una città accogliente deve saper offrire spazi anche ai giovani» commenta conciliante l’assessore, «ho un figlio adolescente, capisco certe situazioni ed esigenze, specie ora che sono al termine le fatiche della scuola o gli esami universitari». I ragazzi escono, bevono, chiacchierano, qualche volta litigano; le forze dell’ordine controllano e multano; qualche commerciante piange lacrime amare su verbali salati, sentendosi più vittima di un arbitrio che impersonalmente castigato da leggi uguali per tutti. Business as usual: scene di vita cittadina, molto italiane, in una città padana avvolta dall’afa.

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Pubblicato il 16 Giugno 2009
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