Checchin: “Il comune va commissariato”
A chiedere le dimissioni e scioglimento anticipato del consiglio il vice presidente Consiglio comunale
Tre mesi fa, alla vigilia delle Elezioni europee, in una lettera aperta ai consiglieri comunali e ai responsabili dei partiti e delle liste dell’attuale maggioranza di Samarate lanciai una proposta che al tempo nessuno ritenne opportuno (pubblicamente) commentare: dimissioni e scioglimento anticipato del consiglio per finire la stagione “Solanti”, liberando definitivamente il campo dai ferrivecchi eredi della politica anni ’70, e prepararsi tutti assieme alle elezioni del 28 marzo 2010 con: A) un auspicato rinnovamento della classe politico – amministrativa locale;
B) una radicale riformulazione delle linee programmatiche e degli indirizzi politici, così da adeguarli (finalmente!) all’attuale contingenza storica.
Dicevo allora della “ mai risolta situazione dei gruppi consiliari, dove a oltre due anni dalla nascita del Partito Democratico ancora permangono come simulacri di un passato remoto le realtà anche nominali di DS e Margherita”.
Infatti può anche esistere formalmente un PD a Samarate, con i suoi organismi e le sue parvenze formali, ma la permanenza di due gruppi consiliari certifica e rende evidente allo stato attuale il fallimento dell’operazione politica alla base delle nascita del principale partito del centro-sinistra.
Lo stesso sindaco senza partito, ma con riconoscibilissime posizioni culturali e politiche figlie del reducismo ex PCI, è oggettivamente un ostacolo sulla strada della riformulazione di un quadro politico locale centrato sulla competitività delle due principali coalizioni che reciprocamente si legittimano contendendosi la guida del Paese.
Mancano sette mesi al 28 marzo 2010; penso che quello che l’attuale giunta poteva dare sia ormai stato dato.
I destini e la sopravvivenza politica dei singoli assessori e sindaco non possono ulteriormente a mio avviso condizionare la vita e la prospettiva futura dei partiti di centro sinistra, costringendoli a una mera funzione ancillare che ne perpetuerebbe l’irrilevanza rispetto ai veri decisori dell’attuale amministrazione, compromettendone le prospettive evolutive e il futuro di crescita autonoma e slegata dai vecchi capobastone locali.
Anche il centro destra e nello specifico il mio partito, il PDL, avrebbe da trovarne giovamento, dovendosi confrontare con avversari non più riconducibili al vecchio sistema ex sinistra Dc – ex PCI (perdendo quindi la rendita di posizione che tale ingessata situazione produce), e trovandosi costretto dagli eventi a dotarsi con grande rapidità ed efficacia, oltre che con uno sforzo di elaborazione intellettuale svelto e di spessore, di un impianto programmatico e di un personale di governo capace di reggere e vincere il confronto con degli avversari rinnovati.
Tale situazione non farebbe che accelerare in maniera esponenziale quel necessario, ma ancora troppo lento processo di apertura e di allargamento del partito a tutte le fasce e categorie sociali, produttive, e a tutti i contributi generazionali e culturali che la nascita cinque mesi fa del Popolo della Libertà presuppone ed esige anche a Samarate.
Se c’è qualche interlocutore batta un colpo! Settembre è l’ultima chiamata utile nella prospettiva di una svolta veramente radicale per il futuro della nostra città!
Dicevo allora della “ mai risolta situazione dei gruppi consiliari, dove a oltre due anni dalla nascita del Partito Democratico ancora permangono come simulacri di un passato remoto le realtà anche nominali di DS e Margherita”.
Infatti può anche esistere formalmente un PD a Samarate, con i suoi organismi e le sue parvenze formali, ma la permanenza di due gruppi consiliari certifica e rende evidente allo stato attuale il fallimento dell’operazione politica alla base delle nascita del principale partito del centro-sinistra.
Lo stesso sindaco senza partito, ma con riconoscibilissime posizioni culturali e politiche figlie del reducismo ex PCI, è oggettivamente un ostacolo sulla strada della riformulazione di un quadro politico locale centrato sulla competitività delle due principali coalizioni che reciprocamente si legittimano contendendosi la guida del Paese.
Mancano sette mesi al 28 marzo 2010; penso che quello che l’attuale giunta poteva dare sia ormai stato dato.
I destini e la sopravvivenza politica dei singoli assessori e sindaco non possono ulteriormente a mio avviso condizionare la vita e la prospettiva futura dei partiti di centro sinistra, costringendoli a una mera funzione ancillare che ne perpetuerebbe l’irrilevanza rispetto ai veri decisori dell’attuale amministrazione, compromettendone le prospettive evolutive e il futuro di crescita autonoma e slegata dai vecchi capobastone locali.
Anche il centro destra e nello specifico il mio partito, il PDL, avrebbe da trovarne giovamento, dovendosi confrontare con avversari non più riconducibili al vecchio sistema ex sinistra Dc – ex PCI (perdendo quindi la rendita di posizione che tale ingessata situazione produce), e trovandosi costretto dagli eventi a dotarsi con grande rapidità ed efficacia, oltre che con uno sforzo di elaborazione intellettuale svelto e di spessore, di un impianto programmatico e di un personale di governo capace di reggere e vincere il confronto con degli avversari rinnovati.
Tale situazione non farebbe che accelerare in maniera esponenziale quel necessario, ma ancora troppo lento processo di apertura e di allargamento del partito a tutte le fasce e categorie sociali, produttive, e a tutti i contributi generazionali e culturali che la nascita cinque mesi fa del Popolo della Libertà presuppone ed esige anche a Samarate.
Se c’è qualche interlocutore batta un colpo! Settembre è l’ultima chiamata utile nella prospettiva di una svolta veramente radicale per il futuro della nostra città!
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