S’incatenano ai ponteggi: “non riceviamo lo stipendio da mesi”
Dall'alba decine di muratori protestano in un cantiere di via Nino Bixio, dove stanno costruendo appartamenti di lusso. A terra ci sono titolari di imprese, muratori e artigiani italiani; in alto, sulle impalcature, un gruppo di pakistani
All’alba sono saliti sui ponteggi, come ogni mattina. Questa volta non per lavorare, ma per chiedere i soldi che spettano loro per i muri già alzati, per gli intonaci già stesi a regola d’arte. Dieci operai si sono incatenati alle impalcature e alla recinzione di un cantiere in via Nino Bixio ad Arnate: protestano perché da mesi non vengono pagati. Ora il palazzo in costruzione – un edificio di lusso, con tanto di piscina sul tetto – è quasi ultimato e loro temono di perdere per sempre quanto è dovuto.
In alto sui ponteggi, stanno i muratori pakistani, con i loro sguardi tristi dietro ai baffi folti e scuri.
In basso, legati da catene alla recinzione del cantiere, un paio di pakistani e tre rumeni, silenziosi anche loro. Sono gli stranieri a mettersi in gioco più di tutti, spalleggiati dai colleghi italiani e dai titolari delle imprese, fuori dalla recinzione. Le linee di confine tra imprenditore, artigiano, operaio qui sono quasi impercettibili: «Dio sa quante volte ho dovuto salire e scendere quelle scale in questi mesi» dice quasi piangendo il titolare di una delle piccole imprese artigiane coinvolte. Con le scarpe sporche di terriccio presidia il cantiere insieme ai suoi quattro dipendenti, nella speranza di ottenere i compensi arretrati.

Alla base dei ritardi nei pagamenti ci sarebbe la situazione difficile dell’impresa che ha ottenuto il subappalto sulla costruzione, la Rocca s.r.l. L’impresa è in difficoltà, il cantiere di via Nino Bixio era bloccato da luglio, ma è dalla primavera scorsa che le altre aziende impegnate in subappalto non
ricevono pagamenti. «Sono mesi che non vediamo soldi. Al massimo qualche spicciolo, per tenerci buoni fino a che il lavoro non veniva finito» spiega un muratore della Edilaronese, impresa di Borgo Ticino che occupa venti lavoratori per le murature: la maggior parte degli uomini incatenati sarebbero dipendenti Edilaronese. L’artigiano che stende gli intonaci non viene pagato da ottobre dello scorso anno, niente soldi per lui e per i suoi quattro dipendenti. Eppure la Rocca era un’impresa solida, di grandi dimensioni, con undici cantieri aperti (compreso un grande residence a Pantelleria) e innumerevoli appalti per lavori stradali. Certo, qualche problema in passato c’è stato, compreso un infortunio mortale nel 2007 a Borgo Ticino, con la relativa inchiesta.

Da luglio la Rocca ha lasciato il cantiere, i subappaltatori sono rimasti senza soldi: «C’hanno dato qualche spicciolo, un 5% del totale. E una marea di cambiali che ora sono scadute». Oggi doveva subentrare una nuova azienda, che dovrebbe occuparsi di terminare l’edificio, ma i lavori non sono iniziati per la protesta degli operai. Non c’è neppure il cartello del cantiere, che per legge dovrebbe essere esposto finché l’area non è ultimata. L’edificio, del resto, è quasi ultimato, mancano le finiture. Gli appartamenti di lusso sono in buona parte già venduti, avrebbe investito qui anche il calciatore Gennaro Gattuso. «Se non ci pagano – conclude determinato un muratore italiano avanti con gli anni – , io tiro giù quel che ho costruito, lo demolisco, così siamo pari. E poi vediamo se chi ha comprato qui non dà una mossa».
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