Operazione contro la mafia, un arresto a Varese
Vasta operazione contro la mafia denominata "Compendium": 41 gli arresti in tutta Italia. Colpito i clan mafiosi Emmanuello e Rinzivillo di Gela
Vasta operazione contro la mafia. La Polizia di Stato ha portato a termine l’operazione "Compendium", che ha colpito i clan mafiosi Emmanuello e Rinzivillo di Gela (Caltanissetta). Gli arresti totali sono stati 41. L’inchiesta ha scoperchiato una fitta rete di fiancheggiatori appartenenti a Cosa nostra che per anni ha coperto la latitanza del capomafia Daniele Emmanuello, rimasto ucciso in un casolare di campagna ad Enna, il 3 dicembre del 2007. Profonde le ramificazioni nel Nord Italia, in particolare a Parma, dove si era trasferito Salvatore Terlati, il quale avrebbe curato una fitta rete di rapporti con diversi gelesi, operanti nel Nord Italia. Caporalato, estorsioni, operazioni finanziarie e intermediazioni immobiliari fittizie i reati contestati. Tutti giovani i 41 arrestati, tutti pregiudicati con un’età media di circa trent’anni.
Uno degli arresti è stato eseguito dalla squadra mobile di Varese nelle prime ore di oggi, martedì 15 dicembre: si tratta di Nunzio Quattrocchi, 34 anni, colpito da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Caltanissetta per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Quattrocchi sarebbe un “avvicinato” della cosca Emmanuello, così come emerso dalle rivelazioni di un pentito di mafia. I fatti contestati risalgono agli anni 2002 – 2003, quando l’arrestato si interessò per consentire alla famiglia di riferimento l’acquisto di armi a Firenze e fece da tramite per contattare un imprenditore gelese al fine di curare gli interessi dei “ragazzi” di Gela. Dalle intercettazioni telefoniche erano emersi costanti rapporti con vari esponenti della cosca e con vari coindagati per perseguire interessi e finalità illecite riconducibili alla cosca.
Il ruolo di Quattrocchi, incensurato e apparentemente non inserito in alcuna organizzazione mafiosa, era quello di intermediario tra soggetti inseriti nel clan mafioso. In particolare, faceva spesso il corriere, per portare “ambasciate” o eseguire “disposizioni” per conto dei vari esponenti di spicco della consorteria mafiosa di riferimento. E’ emerso, altresì, che “Cosa nostra” cercava operai da inviare al Nord Italia, con un articolato sistema di “caporalato”, che consentiva alla cosca, di gestire i proventi del lavoro degli operai ed inserirsi in attività economiche apparentemente lecite.
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