“Con la Resistenza si ritrovò la Patria”

Celebrazione del 25 aprile con i discorsi ufficiali a Villa Calcaterra. Oratore il dirigente scolastico novarese Nicola Fonzo: "Non temete per la memoria, perchè le nuove generazioni raccolgono il messaggio"

«Uno spartiacque nella Storia, una data fondamentale nella storia del Paese». Il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli ha aperto con queste parole la celebrazione ufficiale del 25 aprile a Villa Calcaterra, finalmente in via di restituzione alla città e resa ancora più bella dalla splendida giornata primaverile. Nel Parco, conclusi i discorsi ufficiali, sono risuonati all’aperto i canti sempre commoventi del coro alpino Monterosa.
«Qui era il comando nazista di Sacconago, qui si portavano i beni razziati dall’occupante in tante case sinaghine, fra cui quella dei miei nonni» ricorda il sindaco. Lungi da «uno stanco rito», le numerose iniziative messe in campo dal Comune o da esso patrocinate costituiscono «momento di riflessione, occasione di testimonianza viva, di costruzione di un futuro non immemore». Non ultimo il film che sarà proiettato al Sociale domani, lunedì 26 aprile, per le scuole dalle 9,30 e per tutti i cttadini alle 21: "L’uomo che verrà", di Giorgio Diritti, sull’eccidio di Monte Sole, noto ai più come strage di Marzabotto. Perchè anche il cinema, nella città e nella sede dell’Istituto Antonioni, che presenterà l’opera, vuole giustamente la sua parte.

Oratore ufficiale per questo 65° anniversario della Liberazione, che ebbe in Busto Arsizio un epicentro "mediatico" fondamentale con la presa della radio i cui impianti i nazisti avevano trasferito proprio in città e l’annuncio dell’insurrezione in atto, è stato Nicola Fonzo. Insegnante e dirigente scolastico, giornalista pubblicista, esponente politico novarese impegnato nelle file di Sinistra Ecologia Libertà (Sel), di cui è coordinatore provinciale, Fonzo è stato presentato da Farioli come «un amico» che ha accolto l’invito a riprendere il filo del discorso resistenziale. L’intervento dell’oratore, certo il più giovane da non poco tempo in qua, ha respinto con forza i revisionismi, «i silenzi e le ombre» che si addensano intorno ad una vicenda resistenziale sempre più soggetta critiche ed attacchi in un clima politico nazionale sempre più profondamente ostile. «Ricordare senza revisionismi nè trionfalismi» ammonisce Fonzo. «Alla libertà si giunse grazie ad un vasto schieramento in cui confluirono forze differenti: militari e comunisti, socialisti e cattolici, tutti con uno scopo comune». L’oratore ha ricordato l’immortale motto di Piero Calamandrei "Ora e sempre Resistenza", e l’ex presidente Pertini quando in un discorso alla Camera, 35 anni fa, ricordava come al differenza principale fra Resistenza e Risorgimento fu che la prima assunse carattere di fenomeno di massa.

«Contrastiamo le tesi che vorrebbero ridurre la Resistenza ad una semplice guerra civile. Basta con il revisionismo, no alla parificazione fra chi combattè per la libertà e chi per chi la osteggiava, mentre si negano e sottovalutano stragi e orrori e si sottolineano solo i fatti di sangue successivi al 25 aprile per annebbiare le distinzioni fra le parti». Parole chiare cui segue la rivendicazione dei meriti politico-militari dei partigiani: ad esempio la resa dei tedeschi a Genova nelle mani dell’operaio Remo Scappini, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria.
La generazione dei partigiani seppe guardare al futuro e ricostruire, proseguiva l’oratore, difendendo i valori di cui fu compresa la Costituzione repubblicana. Era l’eredità morale di eroi grandi e piccoli, uomini e donne, caduti e sopravvissuti: dei Mauro Venegoni, dei Cosimo Orrù, delle donne, dei deportati come il sempre presente Angioletto Castiglioni, "nel silenzio dei torturati più duro d’ogni macigno" (Calamandrei), ma anche dei tanti militari sparsi per l’Europa, «traditi dai vertici e dalla monarchia» e lasciati in balia della vendetta nazista. «Con la Resistenza si ritrovò la Patria, a partire dai luoghi del martirio di Boves, di Marzabotto, dei fratelli Cervi». Superati i decenni segnati da crescita economica e confronto politico, tensioni sociali, accenni di golpismo e stragismo, diceva Fonzo, «oggi sembra prevalere l’antipolitica, l’indifferenza, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali come del lavoro umano». Ma se la preoccupazione che angustia i vecchi partigiani è "chi poterà avanti la nostra memoria?", Fonzo da insegnante è ottimista: «Vi dico: non temete, perchè le nuove generazioni sono estremamente incoraggianti».

Il 25 aprile bustocco, che ha visto in mattinata anche una singolare "protesta" individuale a latere delle cerimonie pubbliche, prosegue fra iniziative varie: e poichè il giorno di festa è un’occasione anche per mettersi a tavola, all’oratorio San Filippo si è tenuto un "pranzo resistente" organizzato dai ragazzi dell’associazione 26per1. Infine, alle ore 17 di oggi al ridotto Pirandello del Teatro Sociale andrà in scena il recital “Hanno memoria le querce, hanno memoria!”

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Pubblicato il 25 Aprile 2010
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