Fate credito alle imprese o la crisi non finirà

Come si comporteranno le banche con gli imprenditori che chiederanno il rinnovo degli affidamenti? L'Unione degli industriali della provincia di Varese ha organizzato una serie di incontri sul tema del rating di impresa con i principali istituti di credito

Incontro dell'Univa con la Popolare di BergamoDi questi tempi, chiedere soldi alle banche e ottenerli, per gli imprenditori non sarà facile. Dopo l’anno orribile dell’economia, i bilanci della stragrande maggioranza delle imprese non saranno infatti abbastanza in salute da soddisfare i parametri di Basilea2. Per capire come si comporteranno in proposito le banche del territorio, cioè se concederanno il credito o se stringeranno ulteriormente i cordoni della borsa, l’Unione degli industriali della Provincia di Varese ha organizzato una serie di convegni sul tema del rating di impresa, dei tempi di istruttoria e merito di credito, con i principali istituti di credito. Il primo, che vedeva il coinvolgimento della Banca Popolare di Bergamo del Gruppo Ubi, si è tenuto nella sede gallaratese degli industriali.
Un messaggio netto e chiaro è arrivato in apertura dei lavori dal direttore di Univa Vittorio Gandini: «oggi più che mai le imprese hanno bisogno di banche per il territorio». Un’affermazione che sottintende «un nuovo sistema di rapporti tra banca e impresa, basato su un flusso condiviso di informazioni, su obiettivi comuni da raggiungere in una logica di partnership e non di contrapposizione, come troppo spesso ancora accade».
Se un legame tra gli istituti di credito e il territorio esiste, allora questo momento critico diventa un banco di prova per misurarlo. «Nella concessione del credito – ha sottolineato Gandini – bisogna dedicare maggiore attenzione alla  “progettualità” delle imprese. La puntuale e non elastica applicazione dei parametri di Basilea 2, che rischiano di essere scavalcati in senso ancor più rigido in termini di ratios patrimoniali richiesti alle banche dalle norme di Basilea 3, potrebbe infatti assecondare, perpetuandoli, gli effetti della crisi, anziché porne fine. Un’eventualità da bloccare sul nascere. È questo un fattore su cui intervenire con urgenza. Altrimenti il rischio è quello di creare un nuovo credit crunch, una chiusura dei rubinetti che rallenterebbe una ripresa già oggi difficile e in salita».
Gli interventi dei rappresentanti della Popolare di Bergamo, che ha elevato oltre il 20% la quota dei propri sportelli in provincia di Varese, sembrano cogliere, almeno a parole, questa esigenza. «La nostra banca – ha detto Osvaldo Ranica, condirettore generale della Popolare di Bergamo – sarà un partner privilegiato del territorio, perché qui abbiamo uno storico radicamento con il Credito Varesino e la Commercio Industria di Luino».
Nel convegno di Gallarate è stata comunque  ribadita la volontà di non far credito solo con il riscontro del rating, ma in base alle risultanze di un processo rigoroso di istruttoria circa i fondamentali delle aziende esaminate e le loro previsioni future di sviluppo del business. E in questo percorso un ruolo centrale sarà giocato dalla comunicazione messa in atto da entrambe le parti. «Aiutate i nostri uomini a capire le vostre aziende» ha concluso Alberto Pedroli, direttore mercato corporate della banca.
Anche per gli istituti di credito il 2010 sarà un anno cruciale: i guadagni si sono ridotti al lumicino a causa dei tassi di interesse troppo bassi, una situazione che si potrebbe tradurre in una crisi strutturale. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Aprile 2010
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