“Tratta” di adolescenti egiziani, un salasso da 250mila euro per il Comune
A Varese smantellata un'organizzazione che dall'Egitto introduceva minorenni in Italia come presunti orfani, per far poi loro ottenere la regolarizzazione. Nel Natale del 2008 si erano presentati in città in sette,di cui sei poi presi in carico dai servizi sociali, a salato costo per Palazzo Gilardoni
Un’indagine coordinata dalla Procura di Varese ha smantellato un’organizzazione di egiziani residenti a Milano che lucrava sull’immigrazione di giovanissimi connazionali in Italia. Le modalità operative della banda, e il modo in cui i ragazzi venivano fatti giungere nel nostro Paese per poi presentarsi alle forze dell’ordine – ufficialmente come orfani, in realtà a salatissimo costo per le famiglie in patria da un alto, e per i Comuni che li accoglievano fino alla maggiore età dall’altro – ricorda molto da vicino una vicenda accaduta un anno e mezzo fa a Busto Arsizio. Sette giovanissimi egiziani, tutti originari di una stessa zona dell’Egitto, si erano presentati in città nel periodo di Natale 2008, uno presso la caserma dei carabinieri, gli altri al commissariato. Già allora il fenomeno, ripetutosi tal quale in altre città lombarde, risultava altamente sospetto e su segnalazione del sindaco, a Varese era stata aperta l’indagine poi giunta a conclusione in questi giorni.
Il sistema su basava sul fatto che i ragazzi venissero presi in carico dai servizi sociali dei vari Comuni in cui venivano "distribuiti" fino al compimento dei diciotto anni, dopo i quali i ragazzi si ritrovavano un regolare permesso di soggiorno, con le usuali regole per il rinnovo. Dei sette ragazzi arrivati a Busto, prontamente fotosegnalati dalle forze dell’ordine (erano privi di documenti) uno venne "smascherato" come maggiorenne dalla radiografia del polso; gli altri furono presi in carico dai servizi sociali. «Fu la prima pratica che mi trovai a gestire da assessore» ricorda Mario Crespi, responsabile del settore nella giunta Farioli, e la sua prima preoccupazione fu il costo, pesante, del mantenimento di questi adolescenti, "importati" attraverso le vie infide e pericolose degli scafisti libici e della traversata del Mediterraneo verso Lampedusa da connazionale tanto intraprendenti quanto privi di scrupoli.
Ogni ragazzo poteva venire a costare fino a tremila euro al mese. Costi derivanti da precise disposizioni che prescrivevano nelle strutture di accoglienza un progetto individuale per ognuno, che coinvolgeva soggetti professionali diversi: psicologi, accompagnatori. «Al momento» riferisce un anno e mezzo dopo Crespi «sono rimasti in carico ancora due di questi ragazzi, che si trovano in strutture di accoglienza in Veneto, scelte perchè a parità di trattamento garantivano condizioni economiche migliori». I costi per il Comune, fino ad oggi, a quanto sono ammontati? «Suppergiù sui 250mila euro».
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