Delitto di droga, il pm Abate chiede l’ergastolo
Richiesta durissima per l'omicidio di via Ravasi, il narcotrafficante dominicano uccise per dare una lezione a un piccolo spacciatore che aveva sgarrato
Ergastolo per l’omicidio volontario in concorso, aggravato dai motivi abbietti: la vittima non aveva pagato una dose di cocaina che poteva costare dai 30 agli 80 euro. Ma andava punita per due motivi: lanciare un segnale anche agli altri acquirenti; evitare che si salvasse e accusasse i due killer. E’ la richiesta di pena, durissima, che il pm Agostino Abate ha formulato questa mattina, durante la requisitoria del processo contro Roberto Miguel Cobertera, il dominicano (il cui vero nome è Ramirez Ravelo) giudicato in corte di assise per l’omicidio di Tarek Saabbedine, assassinato in via Ravasi, con tre coltellate il 9 novembre del 2008.
Il pm ha ricostruito tutti i movimenti dei due dominicani, quella sera. Incontrarono il tunisino, poi Cobertera cercò prima di percuoterlo e di rubargli il portafoglio per riavere i soldi, ma la vittima non aveva nulla. In realtà, il retroscena sugli affari di Cobertera è più complessa. Questi aveva cercato di vendere della cocaina tagliata male, roba scadente che gli era stata rifiutata in diverse piazze della zona. Cobertera e Daniel Calcano, il giovane complice che era con lui (e che in abbreviato è stato condannato a 30 anni), avevano infine piazzato la droga al tunisino, che doveva assaggiarla e poi deciderne l’eventuale acquisto. Aveva invece preso una dose senza pagarla.
Secondo l’accusa il giovane Calcano era solo un “bamboccio” in preda a una sudditanza psicologica” verso il capo. Cobertera dunque è pienamente colpevole perché, pur non avendo premeditato l’esecuzione, che maturò come progetto quella sera stessa, ha partecipato a tutte le fasi del delitto: percosse, richieste di soldi, un breve inseguimento e le coltellate. Sferrate, a quel punto, perché Calcano, giovane e inesperto si fermò, bloccato dall’orrore della scena, dopo il primo fendente. Fu dunque il più esperto dei due che dovette completate la punizione. «Una volta sferrato il primo colpo non si poteva più tornare indietro» ha sentenziato il pm. Per il pm Cobetrera sarebbe colpevole anche se non avesse sferrato materialmente quelle due coltellate, perché per la nostra legge il concorso nell’omicidio c’è tutto. Il sostituto procuratore Abate ha anche chiesto l’isolamento diurno per tre anni.
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