Il design rende la vita facile a tutti
Il Design for all valorizza le differenze e l’inclusione sociale. L’autoproduzione trasforma il designer in artigiano. Alle Ville Ponti un seminario organizzato dalla Camera di Commercio

«Questo seminario – ha ricordato Bruno Amoroso, presidente della Camera di Commercio – è il risultato di una stretta sinergia tra diversi uffici e diversi strumenti operativi fra quelli che la Camera di Commercio mette in campo a supporto del sistema Varese». Tra gli strumenti utilizzati c’è il sito Osserva (http://www.osserva-varese.it/), il portale curato dall’ente camerale che contiene tutte le statistiche dell’economia varesina.
Ciò che rende interessante il Dfa è la valorizzazione della differenza umana che a sua volta favorisce l’inclusione sociale. Efficace è l’esempio fatto dalla relatrice Daniela Gilardelli, responsabile di Design for all Italia. «Se un vestito è comodo per una donna incinta, lo è anche per chi incinta non è, ma ha il pancione. Se progetto un marciapiede per facilitare chi si sposta in carrozzina, sarà utile anche per i ragazzi che vanno in giro in skateboard. Il design for all progetta per tutti gli individui, soddisfa specifiche e diversificate esigenze e un uso più comodo e più facile dei prodotti».
Un progetto Dfa aumenta la competitività dell’azienda perché guarda al futuro. «Il design per lo standard si occupa del 5% per cento degli individui – continua Gilardelli -. Il Dfa, invece, allarga il mercato perché prende in considerazione tutta la catena del valore del prodotto. Nell’ultimo congresso internazionale dedicato al Dfa, è emerso che c’è una crescita annua del 30 per cento di disabili che vanno in albergo. La risposta creativa ha allargato il mercato».

Nel design c’è un’altra tendenza molto interessante, illustrata durante il seminario da Francesco Murano, docente del Politecnico di Milano. Si tratta dell’autoproduzione di prodotti di design. «Siamo di fronte a una nuova forma di artigianato – spiega Murano – indotta dalle nuove tecnologie informatiche. Una volta negli studi di design c’erano i tecnigrafi, oggi siamo lì con i nostri schermi. Un tempo c’era il filo caldo per fare i modellini in polistirolo, adesso c’è la stampante 3D con un output perfetto. Questi modelli sono dei prodotti pronti per la vendita. Il designer, ma anche qualsiasi nostro studente puo’ produrre. Stiamo già pensando al primo salone dell’autoproduzione».
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