Omicidio di Paolo Castiglioni, alla sbarra il figlio
Prima udienza in tribunale per la morte del 74enne di Sacconago ritrovato morto in casa dopo essere stato violentemente picchiato nel maggio del 2009
E’ approdato in aula questa mattina, martedì, per la prima udienza il caso della morte di Paolo Castiglioni, 74enne del popoloso quartiere bustocco di Sacconago ( a sin. la casa dove avvenne il fatto), avvenuta nel maggio del 2009 della quale è accusato il figlio Stefano. Proprio lui Stefano, 42 anni e un passato piuttosto turbolento in gioventù, è ora alla sbarra con l’accusa di averlo ucciso di botte qualche giorno prima del ritrovamento e di averlo lasciato agonizzante in casa.
Questa mattina Stefano Castiglioni è apparso in aula, con il suo legale Amanda Gugliotta, mentre a rappresentare la pubblica accusa c’era il sostituto procuratore Sabrina Ditaranto. Il processo si tiene in Corte d’Assise alla presenza di una giuria popolare composta da 8 persone e del collegio giudicante presideduto dai giudici Toni Adet Novik e Piera Bossi. In questa prima udienza sono state depositate le prove e la lista testi da parte di accusa e difesa e sono stati ascoltati i primi testimoni che quel giorno di maggio si recarono sul posto dopo la chiamata dei soccorsi a partire dal personale del 118 fino agli agenti di Polizia che si recarono in via Monte Grappa.
Stefano Castiglioni si è sempre proclamato innocente e sostiene, questa è la tesi difensiva del legale, che il colpevole sia da ricercare nella comunità ivoriana di Busto Arsizio in quanto il padre intratteneva, nell’ultimo periodo della sua vita, un’affettuosa amicizia con una ragazza ivoriana di 25 anni (anche lei presente in aula e costituitasi parte civile) della quale si era invaghito e con la quale progettava di trasferirsi nel di lei paese d’origine. Al contrario la pubblica accusa e la parte civile, rappresentata dall’avvocato Tiberio Massironi, sostengono che il Castiglioni figlio sia il colpevole della morte del padre in quanto ricorrenti erano gli screzi e i litigi violenti tra i due in quanto Stefano non sopportava l’idea che il padre aiutasse la ragazza ivoriana (le aveva anche dato i soldi per l’acquisto di un auto usata). Il padre voleva vendere la casa di via Monte Grappa per trasferirsi in Costa D’Avorio e il figlio, al corrente di questa idea, avrebbe aggredito il padre 48 ore prima del ritrovamento in casa del cadavere picchiandolo con una violenza inaudita. L’autopsia, infatti, rivelò lo spappolamento di un rene e diverse fratture alle costole, oltre che ematomi sul viso e sul torace.
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