Bonus bebè, il comune non pagherà gli arretrati: “Resisteremo”
Dopo la sentenza che condanna il comune, approvata in consiglio la mozione del centrodestra secondo cui “L’autonomia politica e amministrativa non può e non deve essere mortificata da altre autorità”
Bonus bebè, il Comune non pagherà le famiglie giudicate “discriminate”, andrà avanti con le cause legali, non ripristinerà il provvedimento. E non contatterà chi non hanno avuto il bonus, come indicato dalla recente sentenza del tribunale. Il tutto è stato deciso dal consiglio comunale di martedì sera, in una seduta piuttosto concitata, dove si sono affrontate ben tre mozioni riguardanti il discusso bonus bebè, ovvero la delibera del comune che prevedeva, prima della sospensione della scorsa primavera, un contributo di 500 euro per i nuovi nati, solo se entrambi i genitori erano cittadini italiani e residenti in città da almeno 5 anni. Due sentenze, una giudice ordinario e una del tribunale collegiale hanno definito il provvedimento “discriminatorio”, obbligando il comune a contattare e “risarcire” le famiglie che non avevano ottenuto il bonus.
Le tre mozioni
La prima mozione di martedì sera era stata presentata dai gruppi di minoranza (Ulivo per Tradate, Città Nuova) e chiedeva il rispetto della sentenza, ovvero di contattare le famiglie che non avevano ricevuto il bonus. La maggioranza (Lega Nord, Popolo delle Libertà, Alleanza Nazionale) ha però bocciato la mozione.
Il secondo intervento era sempre della minoranza e chiedeva il ripristino del bonus secondo le regole “non discriminatorie” indicate dal giudice, ovvero togliendo la parte che entrambi i genitori fossero cittadini italiani. Anche questa mozione è stata bocciata dalla maggioranza.
Arriva quindi la terza mozione, presentata dai partiti di centrodestra. Documento che «impegna il comune a riconoscere l’operato del consiglio comunale – si legge – attuando ogni iniziativa volta a garantire l’indipendenza, la dignità, la libertà e l’autonomia del consiglio comunale nonchè la legittimità e la dignità di espressione elettorale e politica dei cittadini». La mozione spiega anche che il bonus «non è stato compreso» e che è stato istituito per «fornire una risposta concreta alle istanze avanzate dal parlamento europeo, che ha manifestato negli anni preoccupazioni basate sul costante declino demografico della popolazione europea». Prosegue il documento: «L’autonomia politica e amministrativa del consiglio comunale non può e non deve essere mortificata da altre autorità sulla scorta di postulati che non hanno il diritto di formulare senza invadere la competenza delle altre sfere di potere».
La mozione è stata approvata con i voti della maggioranza.
I commenti
Dure le repliche dei consiglieri di minoranza: «È assurdo pagare gli avvocati per battaglie ideologiche. Chiariamo i punti e finiamola qui» ha dichiarato Carlo Uslenghi della lista civica Città Nuova. «O non si è capita la sentenza, o c’è la volontà di prolungare la propaganda perché non ci sono idee – ha aggiunto Luca Carignola, capogruppo dell’Ulivo per Tradate -. Questa mozione è come sbattere la testa contro il muro. La magistratura ha detto cose chiare, e su questo bisogna misurarsi. C’è poco rispetto dei cittadini».
«Noi siamo dalla parte dei cittadini – ha aggiunto il sindaco Stefano Candiani -. C’è chi vuole distruggere l’ultimo barlume di democrazia. I criteri del bonus non sono criteri discriminanti ma d’integrazione: chi diventa cittadino tradatese ha diritto anche a questi benefici».
«Non condividiamo una lettura politica di una delibera che non è politica – ha chiuso il consigliere Fabio Bascialla di Alleanza Nazionale che ha presentato la mozione per il centrodestra -. Le sedi opportune decideranno come resistere alla sentenza».
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