La crisi sta affamando gli stranieri
È il quadro che emerge dai dati diffusi dal Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2010 che ha realizzato un’indagine conoscitiva su scala macroregionale sull’immigrazione

Varese è la quarta provincia in Lombardia per numero di stranieri residenti, con prevalenza di cittadini di origine albanese. Gli stranieri in provincia sono esattamente 66.469, secondo i dati al 31/12 del 2009, il 6,7% rispetto al totale lombardo, e Varese è preceduta solo dalla provincia di Milano (41%), Brescia (16,6%) e Bergamo (11%). Con un aumento delle presenze rispetto al 2008 del 6,3%.
Il report appena presentato da Caritas riguarda elaborazioni di dati del 31/12 2009 che offrono già una prima panoramica, anche se parziale, sulle prime conseguenza della crisi economica nelle comunità straniere residenti in Italia. È opportuno innanzitutto precisare che l’analisi dei dati copre delle macroaree, dalle quali però è possibile estrapolare alcuni di quelli che riguardano la provincia di Varese.
Il report appena presentato da Caritas riguarda elaborazioni di dati del 31/12 2009 che offrono già una prima panoramica, anche se parziale, sulle prime conseguenza della crisi economica nelle comunità straniere residenti in Italia. È opportuno innanzitutto precisare che l’analisi dei dati copre delle macroaree, dalle quali però è possibile estrapolare alcuni di quelli che riguardano la provincia di Varese.
Emerge innanzitutto che durante la prima fase della crisi non c’è stata una diminuzione degli stranieri residenti, ricordiamoci che la Lombardia è la regione che registra la maggiore presenza con 982mila persone, su 9 milioni di abitanti, e il 23% del dato totale Italiano.
Una delle possibili conseguenze della diminuzione del lavoro poteva infatti essere il deflusso della manodopera di immigrati verso i paesi di origine. Non essendosi verificato, è assai probabile invece che gli stranieri abbiano continuato a lavorare con un deterio
ramento nelle condizioni contrattuali e lavorative, o in nero. I dati del rapporto confermano infatti che l’attività principale degli immigrati in provincia di Varese sia il settore dei servizi alle imprese. “Nel 2009 e anche successivamente – è scritto nell’introduzione dell’indagine Caritas – gli effetti negativi della crisi mondiale si sono fatti sentire: crollo della produzione (specialmente nelle manifatture e in edilizia) e degli investimenti, diminuzione di 380mila posti di lavoro e del tasso di attività, aumento del tasso di disoccupazione e dei disoccupati (2 milioni e 45mila), incremento delle migrazioni interne anche a lungo raggio. In questo contesto, in cui le previsioni di nuove assunzioni dall’estero sono andate diminuendo (da 171.900 nel 2008 a 92.500 nel 2009 secondo l’indagine Excelsior), non solo si è ridotto l’afflusso degli immigrati, ma anche molti di essi sono stati licenziati e in parte costretti a lasciare il paese o ad entrare nell’irregolarità”.
Una delle possibili conseguenze della diminuzione del lavoro poteva infatti essere il deflusso della manodopera di immigrati verso i paesi di origine. Non essendosi verificato, è assai probabile invece che gli stranieri abbiano continuato a lavorare con un deterio

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