Tecnologia tessile “bustocca” per lo sport di domani
Buoni spunti dai primissimi risultati del protgetto PoloTexSport, che coinvolge Regione, Comune, Centrocot, Univa, tre imprese della zona... e alcuni campioni di sport come scherma (Cammilletti) e apnea (Genoni)
Tecnologia "bustocca" per lo sport di domani. Tecnologia tessile: sì, proprio quel tessile che si dà facilmente per decotto, ma ha ancora il suo da dire. Sono incoraggianti i primi risultati del progetto Polo TexSport: coinvolti la Regione, che lo confinanzia, il Comune come ente capofila, Centrocot in veste tecnica, Univa come rappresentanza di categoria, tre imprese della zona, e alcuni campioni di sport come scherma e apnea, ma non solo. Si studiano tessuti modernissimi, dotati delle applicazioni più utili alle singole discipline: con obiettivo un reciproco beneficio. Vantaggi per la pratica sportiva, per le vendite del settore, per il rilancio del tessile "assediato" da produzioni di massa con cui non è più possibile competere senza alzare il contenuto tecnologico del prodotto. Da queste esigenze è nato un anno fa il progetto, caldeggiato dal sindaco Gigi Farioli (egli stesso "tessile" per eredità familiare) e che vede come consulente e coordinatore l’ingegner Piero Sandroni. È lui ad esporci metodo, obiettivi e i primi risultati di quanto si va preparando.
– Tre aziende per quattro sport
«Operiamo su tre settori: fibre naturali, fibre articiali e "smart textiles". Le aziende coinvolte finora sono rispettivamente Linea Dori (Solbiate Olona, titolare Carlo Gallazzi), LCT (Legnano, Andrea e Roberto Ferrari) e MCS-Manifattura Cotoniera Settentrionale (Busto Arsizio, Franco Ceriotti). Si sono dapprima identificate alcune discipline sportive, in base ai margini di miglioramento possibili sui materiali esistenti, confrontandosi con atleti e istruttori». In seguito, le aziende hanno prodotto dei prototipi passati a Centrocot per i test tecnici e agli atleti per le prove… "su strada", diciamo così. La filosofia che l’ingegner Sandroni illustra è quella di accoppiare valutazioni qualitative e sgogettive degli sportivi con altre scientifiche ed esatte dei laboratori di Centrocot, in grado di svolgere centinaia di prove diverse. «Noi compiono le quattro-cinque più significative per i capi da analizzare, valutandone elementi come resistenza, permeabilità alla traspirazione e così via». Le novità proposte sono svariate: trattamenti al plasma, fibre di carbonio, idro- o oleo-repellenti, antibatterici, e così via.
«Si pensa spesso al tessile solo in funzione estetica oggi» è la punta polemica di Sandroni, «ma non c’è solo la moda, il tessuto ha tuttora aspetti funzionali: prima deve avere dei requisiti, poi, certo, essere bello». Nell’abbigliamento sportivo alle produzioni "occidentali" e di marca, spesso peraltro prodotte fisicamente in Estremo Oriente, si contrappone una produzione di minore livello, da Cina "e dintorni". Ma anche sui pdottti "griffati" vi sono grandi margini per fare di meglio.
– Discipline diverse, problemi differenti
Gli sport prescelti finora sono stati la scherma, le immersioni subacquee, il rugby, il ciclismo. Marta Cammilletti per la scherma, Gianluca Genoni per l’apnea, Paolo Petrassi per il rugby, la Shimano Italia per il ciclismo (ma sono in corso contatti anche con "un certo" Ivan Basso) sono coinvolti nella sperimentazione e nei colloqui sulle necessità delle varie discipline. «È stato importante ad esempio» osserva Sandroni «apprendere dal maestro Giancarlo Toràn, persona straordinaria, di grande disponibilità, che uno dei problemi per l’abbigliamento da scherma è quello di proteggere, oltre che dal colpo in sè, anche dal dolore localizzato di una stoccata, che induce l’atleta a una minore aggressività. Su questo stiamo lavorando, con fibre di carbonio disposte in modo tale da ampliare la superficie dell’effetto». Un po’ come per i giubbotti antiproiettile, fatte le (molto debite) proporzioni. Le divise però devono anche contenere sensori elettrici speciali per segnalare i colpi alle apparecchiature, e anche su questo fronte ci si sta impegnando. Nell’apnea è invece emerso che uno dei problemi è dato non tanto e solo da chi si immerge, ma da chi lo assiste ogni tot metri a varie profondità. Queste persone si trovano spesso a "quote" elevate per periodi piuttosto lunghi: il freddo intenso e la pressione sono problemi da tenere in debita considerazione. D’altro genere i problemi nel rugby, dove il "classico" è la maglietta strappata, magari a seguito del placcaggio; e nel ciclismo, dove al di là dei problemi di traspirazione (o al contrario di tenuta termica, a seconda delle temperature) applicazioni interessanti sono state testate proprio la settimana scorsa nel campo degli smart textiles: in questo caso con una maglietta che integra i sensori che inviano via Blutooth a un dispositivo portatile l’elettrocardiogramma dell’atleta impegnato in allenamento o in gara.
– "Finalmente una maglietta che non si deve cambiare più volte…"
Un aneddoto significativo sull’utilità del "nuovo tessile" è quello dato dalla schermitrice Marta Cammilletti, venerdì scorso in un incontro in Comune per fare il punto sul progetto. L’atleta ha potuto verificare come un sottotuta in fibre naturali, opportunamente trattato per esaltarne le qualità antibatteriche (anche con l’impiego di argento) e le proprietà traspiranti, offra grandi vantaggi. Di norma in una giornata di gara, dal mattino alla sera, tra un assalto e l’altro, sudando, si finisce per cambiarne anche cinque o sei: ma quando ha provato il nuovo materiale propostole, l’ha potuto tenere indosso l’intera manifestazione senza mai avvertire il bisogno di sostituirlo. Ed è solo un esempio delle potenzialità di questo tessile avanzato. Altre discipline sportive attendono di essere coinvolte: «Parliamo ad esempio di Formula 3», con le divise ignifughe, ma che devono garantire al tempo stesso un minimo di comfort e vivibilità; e altri sport ancora. ma soprattutto, «dovranno essere coinvolte altre aziende in questo progetto, ci servono le loro competenze. Ed è quanto andremo a fare, tramite i buoni uffici di Univa; già alcune ditte si sono proposte. E non smetto» conclude Sandroni «di meravigliarmi di quanto ci sia da fare in questo campo». Che potrebbe creare, un domani, un piccolo distretto industriale d’eccellenza per questo territorio, se dalla sperimentazione si riuscirà a passare alla produzione e ai grandi mercati.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
axelzzz85 su Ristorni dei frontalieri: la provincia di Varese prima in Lombardia per risorse ricevute
Paolo Cottini su Passa la Tre Valli Varesine: ecco cosa prevede l'ordinanza sulle scuole di Varese, tra chiusure, bus e cambi d'orario
Bustocco-71 su Arrivano le barriere antirumore in A8, lo svincolo di Gallarate chiude per dieci mesi
Felice su Dopo la sentenza sul Mottarone il racconto delle mamme di Silvia e Alessandro: “Per noi non è giustizia”
Felice su Centomila euro per la sicurezza dei giovani sulle strade: coinvolti nove istituti scolastici del Varesotto
axelzzz85 su Centomila euro per la sicurezza dei giovani sulle strade: coinvolti nove istituti scolastici del Varesotto
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.