Un architetto tra Milano, Varese e l’Europa

Intervista a Umberto Capelli, progettista del nuovo complesso varesino "I Giardini Sospesi". Ma anche delle stazioni della metropolitana 3 di Milano o delle Torri Bianche di Vimercate

umberto capelli architettoConosceva già il territorio varesino per avere realizzato studi e progetti in città e nel circondario. Ma Umberto Capelli, dell’omonimo studio di architettura milanese, progettista del nuovo complesso varesino "I Giardini Sospesi", ha sviluppato gran parte della sua carriera tra Milano e l’Europa. 

Una carriera ultraquarantennale che proviamo a ricostruire insieme, guardando il Sacro Monte.  
«La mia storia è lunga 42 anni. Ho iniziato lavorando presso grandi studi d’architettura dove mi sono fatto le ossa,  sono diventato socio di uno studio nel 1976  e nel 1992 ne ho fondato uno che prende il mio nome. Oggi con me lavorano due giovani associati, Marco Fossati e Raffaello Sandri. E altri, altrettanto giovani, sono in “lista d’attesa”, perchè trovo molto importante la freschezza e l‘intelligenza, indipendentemente dalla fama, per fare un buon lavoro»

La sua carriera si snoda tra strutture utilizzate da centinaia di migliaia di persone ogni giorno, come le fermate della linea metropolitana 3 di Milano, o palazzi che hanno cambiato la skyline dell’Hinterland milanese, come le "Torri Bianche" di Vimercate, realizzate insieme a Claudio Dini.  
«In effetti, tra i nostri progetti  c’è di tutto. Abbiamo, per esempio, grosse esperienze nell’intermodalità, come stazioni metropolitane e ferroviarie. Con il vecchio studio avevamo progettato tutte le stazioni della linea della metropolitana tre di Milano. Nei giorni scorsi sono state inaugurate le stazioni del prolungamento della linea 2 della MM ad Assago. All’inizio del 2000 avevamo progettato la stazione  "Affori" delle Ferrovie Nord che verrà a brave inaugurata. E con le Torri Bianche di Vimercate si può dire sia cominciata la verticalizzazione di Milano ora in pieno sviluppo. Perdipiù con un esempio nemmeno cittadino, ma nell’hinterland».

Una carriera importante, che ha dato molto al nuovo assetto urbanistico del capoluogo lombardo. Ma è proprio andato tutto bene? non ci sono stati errori  da rimpiangere?
 
«Credo che parlare di grandi errori non sia corretto: forse lo è di più parlare di occasioni differite nel tempo. Per esempio, in favore del riutilizzo delle grandi aree dismesse ci siamo battuti per anni:  ma  questa prospettiva è stata sottovalutata per decenni. Un peccato, ma forse anche una fortuna: "lasciare andare" tante aree dismesse tutte insieme ha poi permesso di rimettere in moto in una volta sola e  più "in grande" una città che era ferma da quarant’anni. Penso al quartiere Garibaldi, a piazza della Repubblica… sono occasioni di recupero di  zone che gridavano  il loro disagio fin dal dopoguerra». 

A proposito di aree dismesse, il progetto dei Giardini Sospesi che ha ideato per Varese si inserisce proprio in questa realtà.
«sì esatto. FIM Group crede molto in questo progetto e sono contento che abbia scelto me e il mio studio per realizzarlo. Abbiamo ridato vita a un’area in totale degrado con un importante progetto di riqualificazione urbanistica. Dove c’era abbandono ci saranno spazi verdi e un’ottima qualità della vita. Da milanesi invidiamo molto gli ampi spazi abitativi e il comfort che abbiamo previsto per le residenze dei Giardini Sospesi.«

Tornando a Milano, quali sono i prossimi obiettivi di rinnovamento della metropoli?
 
«Penso che ora sia il momento di guardare alle zone intorno a Via Torino. Non vere negatività, ma posti che ora necessitano di soluzioni mirate, con interventi sensibili di inserimento nel tessuto urbano. 

Quali sono, infine, le sue più grandi soddisfazioni?
«Non ho un "figlio preferito, tutti i progetti: grandi e piccoli, pubblici o privati, residenzialio infrastrutture, mi hanno, pur con diverse emozioni,dato soddisfazione. Credo che la vera positività sia consistita nella diversificazione di esperienze e progetti. La soddisfazione più grande è quella di avere sempre corrisposto alle aspettative dei Committenti e di avere operato sempre con l’intento di contribuire con il lavoro ad un miglioramento della nostra collettività».

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Pubblicato il 23 Marzo 2011
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