Sindacato contro Esselunga: «Licenzia i lavoratori malati»

Secondo l'esponente della Filcams Cgil nella struttura olgiatese una donna sarebbe stata lasciata a casa dopo aver chiesto un ricollocamento nell'azienda con mansioni idonee al suo stato di salute

Lo definisce un clima da “pugno di ferro senza guanto di velluto, un mix brutale di disciplina da caserma e mortificazione della dignità” Pino Pizzo della Filcams Cgil di Varese il trattamento riservato ad alcuni dipendenti della nota catena di supermercati Esselunga . Secondo il sindacalista Esselunga applica «rigidità assoluta e terrorismo psicologico, licenziato chi non si adegua».  La Filcams Cgil definisce così il trattamento utilizzato per una dipendente del supermercato di Olgiate Olona, Paola C., assunta come ausiliaria addetta alla vendita dal 1997.
 
Pino Pizzo la descrive come una donna «affetta da numerose patologie sopravvenute durante il rapporto di lavoro». Secondo il sindacalista, Paola avrebbe «osato fare ricorso all’Asl contro il giudizio sanitario refertato dal medico competente aziendale, che non riconosceva le sue reali condizioni di salute e le negava modalità di svolgimento delle sue mansioni più consone alla sua condizione fisica. Ma l’azienda non ha tollerato l’intervento di Paola, ed ecco scattare il licenziamento».

Per la Filcams, Esselunga avrebbe trovato un pretesto nella lettera di licenziamento che «trascura totalmente le ampie possibilità di ricollocamento per la lavoratrice». “Prendiamo atto del giudizio di idoneità lavorativa espresso dalla Asl di Varese – si legge nella lettera – constatato che non esistono nel nostro negozio, e neppure in altri, mansioni equivalenti, neppure mansioni di diverso contenuto anche inferiori che possano esserle proposte, ci vediamo costretti a risolvere il rapporto di lavoro intrattenuto con lei”. 

L’esponente Filcams conclude: «Espellere dal lavoro chi ha ancora capacità per continuare una vita normale è un atto irresponsabile, che disprezza ogni considerazione sulla persona e la sua dignità, e che soprattutto non considera le successive conseguenze materiali e psicofisiche. Per tutti i lavoratori di Esselunga, già costretti ad una flessibilità estrema negli orari e turni di lavoro, la vicenda di Paola suona poi da ammonimento: chi solleva problemi perde il lavoro». La Filcams Cgil Varese ha già impugnato il licenziamento della lavoratrice, che tutelerà in tutte le sedi più opportune

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Pubblicato il 18 Giugno 2011
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