Il Pd: “Sui rifugiati il Comune fa la sua parte”

I democratici appoggiano la decisione del sindaco di accogliere i profughi dalla Libia, a differenza di quanto fece il PdL. "Anche grazie al volontariato i rifugiati non sono abbandonati a se stessi"

Il Partito Democratico di Gallarate sostiene la scelta dell’amministrazione comunale di accogliere i rifugiati a Villa Calderara e chiede di evitare polemiche «sulla pelle delle persone».

Sono vivide nella memoria di tutti le immagini dei disperati costretti alla fuga dalla guerra in Nord Africa, l’inadeguatezza delle strutture di accoglienza a Lampedusa, la generosità contro tutto e contro tutti dimostrata da molti italiani che a quei disperati hanno donato cibo e acqua. L’accoglienza di chi fugge dalla guerra e dalla violenza è dovere umanitario ed obbligo giuridico stabilito dal diritto internazionale, riconosciuto nella nostra Costituzione.
Il rispetto delle regole umanitarie e giuridiche, la reputazione internazionale del nostro Paese sopra- vanzano le contrapposizioni politiche, riteniamo non si debba lucrare sulla pelle delle persone divi- dendi elettorali come è stato fatto nella brutta pagina scritta proprio a Gallarate, quando i profughi inviati dal Prefetto non vennero neppure fatti scendere dal pullman e rimandati indietro nella notte.
Per questo il Comune di Gallarate ha aderito all’invito del Ministero degli Interni, della Regione, della Provincia, della Prefettura a fare la propria parte accogliendo alcuni dei profughi affidati alla Provincia di Varese. Con brevissimo preavviso e con il prezioso aiuto delle Associazioni di volontariato e delle comunità straniere presenti a Gallarate l’Amministrazione ha predisposto adeguate misure di accoglienza e di sicurezza. Certamente hanno piena legittimità le richieste di sicurezza degli abitanti del quartiere e di tutti i cittadini gallaratesi.
“Ai doveri dell’ospitalità corrispondono i doveri dell’ospite” ha ricordato lo stesso Assessore Silvestrini nel suo discorso di benvenuto ai 17 (diciassette!) rifugiati. I profughi non sono lasciati a se stessi, come accadrebbe se fossero accolti in una struttura alberghiera convenzionata, ma sono affidati alla comunità Exodus che garantisce una costante presenza a Villa Calderara. Gli ospiti vengono tenuti occupati nella piccola manutenzione della casa e del parco, le Associazioni di Volontariato stanno organizzando iniziative sportive e formative. Polizia Municipale e Polizia di Stato fanno naturalmente la loro parte.
Riconosciamo alle posizioni “anti-immigrazioniste” la legittimità della pretesa di sicurezza ma a nostro avviso in esse si annida anche, forse meno consapevolmente, la tentazione di essere posti al riparo da un fenomeno che è mondiale, quello della migrazione dei popoli, accelerato e amplificato dalla crescita degli squilibri globali e dalle crescenti disuguaglianze.
“L’immigrazione è certamente una necessità, ma può diventare anche un’importante risorsa, sempre che l’integrazione sia corredata da un contesto di diritti, non solo economici e sociali, ma anche civili e politici. Gestire tale complesso fenomeno con un regime di sostanziale apartheid sarebbe illusorio prima ancora che ingiusto, ma, ciò che è più grave, lo farebbe restare confinato in un contesto culturale più arretrato.”
Sono parole di un deputato del Partito della Libertà, Giuliano Cazzola, poco incline alle semplificazioni elettorali e quale esperto di questioni del lavoro sa bene quanto sia necessaria l’immigrazione alla nostra econo-mia. Tra i vitigni di barbaresco e nebbiolo, nelle Langhe di Pavese e Fenoglio “si parla quasi esclusivamente il macedone’.
Nella diffidenza pregiudiziale verso il diverso sembra che non abbiamo fatto passi avanti in un Paese che ha avuto milioni di emigranti, visto che ci mostriamo prigionieri dei nostri pregiudizi e della riluttanza a guardare con occhi nuovi la realtà.
Nel 1931 così scriveva l’Ente preposto all’immigrazione negli Stati Uniti: “La teoria che l’immigrazione sia responsabile della criminalità… che tutti i nuovi arrivati debbano essere considerati con sospetto è teoria vecchia quanto le colonie inglesi nelle coste del New England” (Report della National Commission of Law and Enforcement 1931).
Noi come Partito Democratico abbiamo una idea chiara e alta di come potrebbe essere la nostra città oggi e come dovrebbe essere trasmessa alle future generazioni. E’ l’idea di una città operosa e solidale, nella tradizione manifatturiera che abbiamo a nostra volta ereditato, opifici dove si respirava la “cultura” del lavoro e si educava alla solidarietà che dava origine a iniziative alcune destinate a durare fino ad oggi, come abbiamo ricordato pochi giorni fa nella Contrada del Brodo.
La sfida non facile di questo nostro tempo è sforzarci all’incontro e non all’esclusione, alla apertura e non all’autosufficienza: è una sfida che non riguarda solo il rapporto con gli stranieri ma gli stessi rapporti tra persone della medesima comunità. È tempo di ponti, non di muri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Luglio 2011
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