“Il Varese è una squadra di uomini veri”
Un Carbone emozionato fa l'elogio del collettivo: «Ho consegnato a tutti i giocatori la fascia di capitano perché tutti sono leader...Neto è un faro in campo»
«Ho una squadra di veri uomini». Benny Carbone è visibilmente emozionato. Così emozionato che si è dimenticato nel suo resoconto della partita un quasi gol allo scadere dell’Albinoleffe. «Caspita mi è venuto quasi un infarto su quell’azione. Forse è per quello che non lo ricordavo».
Il Varese ha vinto con merito anche se quella discesa di Foglio sulla sinistra, conclusa con una ciabattata sull’esterno, poteva costargli caro e non solo per le coronarie. Carbone voleva una prestazione maiuscola e così è stato. «Ho chiesto ai ragazzi di fare quello che abbiamo fatto in settimana. Di avere la stessa grinta, la stessa determinazione e giusta cattiveria. Ho consegnato a tutti una fascia di capitano perché tutti devono essere leader, tutti devono contare, tutti si devono sentire determinanti per gli altri».
Questo Varese un leader assoluto ce lo ha già: si chiama Neto Pereira, lo Swarovski più brillante che si è visto al Franco Ossola da qualche anno a questa parte. «Neto – conferma Carbone – è un grande giocatore e anche un grande uomo. I suoi silenzi, quel suo modo sempre così discreto nel rapportarsi con i compagni, lo rendono unico. Neto in qualsiasi momento puo’ accendere una luce in campo e illuminare i compagni».
Carbone parla di squadra. E in effetti il Varese visto contro l’Albinoleffe ha convinto come collettivo. Peccato per Cellini che, tutto sommato ha fatto una buona gara, nonostante i gol sbagliati e i fischi all’uscita dal campo. «Per me ha fatto una bellissima partita – sottolinea il mister biancorosso – ha smarcato Neto per il primo gol e fatto giocate importanti. Sono sicuro che segnerà. Non l’ho tolto perché non aveva segnato su quelle due occasioni ma perché aveva speso tanto».
Il cambio con De Luca è stato provvidenziale. Appena entrato in campo la "zanzara" ha segnato su assist del solito Neto che ha aperto un corridoio in profondità, manco avesse un calibro tra i piedi. «Non è stata una settimana facile per noi – spiega il giovanne attaccante , classe 1991 – . Voi della stampa ci avete tenuto sotto pressione per la mancanza di gol. Siamo stati uniti, abbiamo dimostrato di essere una squadra e non abbiamo perso la concentrazione».
Carbone e De Luca si incrociano in sala stampa. L’allenatore stampa un bacio affettuoso sulla guancia della zanzara ed esclama: «…sembra mio figlio».
La difesa, schierata dal mister biancorosso, con Terlizzi e Troest centrali, Cacciatore e Grillo (Pucino nel secondo tempo) come esterni, ha funzionato alla perfezione. Tre chiusure magistrali di Grillo e un Cacciatore che ha fatto sentire la sua spinta in avanti. In certi momenti ,Terlizzi ricorda, per flemma e precisione, l’olandese Ruud Kroll. Non perde mai la calma e non l’ha persa nemmeno sul gol di Cocco, doppo un doppio liscio della sua difesa. «Non serve disperarsi – dice Terlizzi -. In quei momenti bisogna rimanere razionali. Non si vincono le partite buttando via la palla ma giocandola, reimpostando l’azione senza farsi prendere dalla fretta. Questa è un’ottima squadra, che crede nel suo allenatore. Abbiamo bisogno di giocare, di recuperare gli infortunati ed andare fino alla fine del campionato con questo gruppo senza cambiare mai».
Il mister dei bergamaschi, Daniele Fortunato, riconosce i meriti del Varese e i demeriti della sua squadra. «Abbiamo preso il primo gol – spiega Fortunato – subendo un’azione elementare, da bambini dell’asilo o meglio della scuola calcio. Il Varese ha meritato di vincere, anche se nel primo tempo ha giocato solo un quarto d’ora. Noi non c’eravamo con la testa e abbiamo preso due gol su due disattenzioni, come sempre quando si prendono i gol. È stato sbagliato l’approccio mentale. Si riparte dalla Sampdoria».
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