A Bologna è nato l’altro Pd

Il racconto dei democratici varesini che hanno partecipato alla kermesse di "Prossima Italia" con Pippo Civati e Debora Serracchiani. Il divorzio da Renzi ormai è netto

 “Dobbiamo assumerci il rischio, perché a noi interessa fare per davvero il Partito Democratico. Debora, facciamo un percorso insieme, senza paura, con costanza, da domani comincia un altro anno di lavoro”. E la risposta di Debora Serracchiani non si fa attendere: “impegnatevi, ciascuno di noi deve impegnarsi”. La coppia di fatto scesa in Piazza Maggiore, a Bologna, conclude così, con un nuovo inizio, la due giorni trascorsa nella tensostruttra che ha ospitato Il nostro tempo.

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Il grande tendone ha le pareti trasparenti. I passanti si fermano e sbirciano dentro. Sembra quasi una metafora del Partito di cui, all’interno, si sente tanto il bisogno: trasparente, aperto e vicino alle persone.

Sfilano i leader del centrosinistra, da Rosy Bindi a Dario Franceschini, passando per Nicola Zingaretti, Vasco Errani, Enrico Rossi Ivan Scalfarotto. Purtroppo manca solo il Segretario Nazionale Pierluigi Bersani.

Tuttavia, ciò che impressiona maggiormente è lo sforzo collettivo della platea, uno sforzo e una tensione rivolta alla speranza e al cambiamento. Chi conosce gli incontri di partito sa che il cuore della riunione si svolge fuori dalla sala del dibattito, nelle anticamere o nelle stanzette appartate. A Bologna, invece, la sala è gremita e silenziosa.

Massimo D’Alema (l’altro grande assente), commentando l’inziativa, aveva detto di non capire quali fossero le proposte di questo movimento “giovane”.

La risposta arriva subito da Bologna. Anzitutto, le primarie per la scelta dei parlamentari: non si tratta di un tecnicismo ma di un elemento sostanziale per portare aria nuova ed idee di innovazione all’interno del Partito Democratico e del Parlamento, perché le condizioni drammatiche in cui versa il Paese ci obbligano all’elezione di un’Assemblea che sia simile a una costituente, selezionando i migliori, gli appassionati, gli innamorati del futuro. Pippo Civati lo dice chiaro. È necessario preparare subito le primarie, da Palermo a Varese: esistono le soluzioni tecniche, ora bisogna metterci anche la volontà politica, che è ciò che conta.

Le proposte sono tante, di ampio respiro, innovative: si susseguono con un ritmo incalzante, scandito da Civati e Serracchiani, che conducono, divertendosi, la discussione. Le proposte sono tante, dicevamo, e alcune di queste meritano una citazione perché danno la dimensione dell’evento e sanciscono il superamento della rottamazione. Neanche un accenno a Renzi: dalla due giorni emerge una incompatibilità tutta politica tra il Big Bang personalistico di Firenze e la sfida collettiva di Bologna.

Ma la sfilza di proposte concrete continua. “Dalla matrimoniale di Berlusconi alla patrimoniale di Prossima Italia”, dice Civati. Già, perché i “prossimi” sdoganano la patrimoniale: una “patrimoniale ragionata”, come spiega Pietro Modano di Nomisma, che premi chi ha pagato le tasse negli ultimi dieci anni e colpisca chi non lo ha fatto, una patrimoniale che permetta al Paese di non indebitarsi più per un anno, portando il debito ai livelli tedeschi piuttosto che a quelli greci. “Siamo i numeri uno per la tassazione su imprese e lavoro – prosegue Filippo Taddei – e allo stesso tempo tassiamo gli immobili meno che in tutti quei paesi che crescono più di noi”. Chiede di raccogliere così 15 miliardi da distribuire dando 550 euro in più a ciascun lavoratore e alle pensioni minime. Premiare chi lavora, chi rischia in maniera ragionata, chi scommette su se stesso e sulla sua impresa: premiare l’Italia migliore. Affianchiamo, a queste riforme, il Fisco 2.0 che, fondato su una forte informatizzazione del sistema, incentivi i pagamenti elettronici, permetta di dedurre alcune spese come già si fa con la tessera sanitaria in farmacia (sembra fantascienza ma succede già in Brasile, ad esempio) e che, infine, permetta una compilazione automatica, da parte del fisco, della dichiarazione dei redditi: passeremo da controllati a controllori.

Stefano Boeri si schiera contro il consumo di suolo, per passare “dalla costruzione alla coltivazione, e lo dico io che sono un architetto; sleghiamo l’edificazione selvaggia dai bilanci comunali”. Torniamo alla terra, insomma, e ai beni comuni. Gli fa eco De Magistris, che racconta del suo impegno per riportare i beni comuni – a partire dall’acqua – al centro del dibattito, “perché da qui riparte la rivoluzione culturale”, quella stessa rivoluzione che questa primavera ha soffiato a Napoli e a Milano e che in troppi relegano ad antipolitica, “ma non è antipolitica, è politica, ed è nostro compito dare sfogo a questa rabbia e a questa indignazione”, è nostro compito, come ha scritto questa estate Adriano Sofri costruire i mulini perché questo vento non vada sprecato.

Pippo Civati nel finale annuncia che se Bersani non sarà il candidato unico del Partito Democratico, Prossima Italia ci sarà nella sfida. Perché è ormai chiaro che il tempo di questa nuova classe dirigente è arrivato.

“L’aria delle grandi occasione” – ecco cosa direbbe un commentatore osservando la “partita” di Piazza Maggiore: in campo, non giovani calciatori inesperti, ma campioni pronti al salto in serie A.

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Pubblicato il 24 Ottobre 2011
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