Ergastolo a Cobertera-Ravelo, il killer di via Ravasi
In appello la corte inasprisce la pena, come aveva chiesto il pm Agostino Abate. Il delitto maturato nel mondo della droga
Il killer venuto da New York ha guidato il cruento agguato in cui è stato assassinato, nel novembre del 2009, in via Ravasi il piccolo spacciatore Tarik Saaddedine: non era solo un complice di Daniel Calcano, ma ha avuto un ruolo centrale nell’aggressione finita nel sangue, e la corte d’assise d’appello di Milano lo ha condannato all’ergastolo, inasprendo duramente la pena di 24 anni di carcere comminata in primo grado a Varese. Il verdetto stabilisce anche l’isolamento per Roberto Miguel Cobertera, un dominicano che è in Italia sotto falso nome e che si chiamerebbe in realtà Dario Ramirez Ravelo. Un criminale di prima vaglia, secondo la procura di Varese, giunto in città pochi tempo prima del delitto, proveniente da New York, dove era già ricercato per un omicidio. Il giudizio di secondo grado sposa in pieno la tesi della pubblica accusa, che anche a Milano è stata sostenuta dal pm Agostino Abate, il sostituto procuratore che ha condotto le indagini. E che, dopo la sentenza di primo grado, ha fatto appello. I giudici non hanno riconosciuto alcuna attenuante al dominicano, che avrebbe compiuto l’omicidio insieme a un giovane complice, Daniel Calcano, condannato a 30 anni in abbreviato.
L’omicidio di via Ravasi nasce come punizione. Il tunisino non aveva pagato una partita di droga. Dietro ci sarebbe il controllo del territorio per lo spaccio di stupefacenti, dove il centro di Varese farebbe da scenario a una sorta di guerra sotterranea tra gang criminali.
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