Ammortizzatori sociali: strumenti vecchi da riformare

Confartigianato Lombardia: «Le micro e piccole imprese vogliono mettere in discussione l’impianto di un “vecchio” strumento come quello della cassa integrazione perché obsoleto, certo non adatto alle trasformazioni del mercato del lavoro, in grado solo di avvantaggiare coloro che ne vogliono fare un uso “distorto”»

Le micro e piccole imprese non vogliono stare al gioco di doversi accollare il costo degli ammortizzatori sociali per chi ha un ciclo produttivo che definire “micro o piccolo” è di fatto impossibile. Si deve considerare il fatto, poi, che le Pmi non possono sopportare ulteriori incrementi del costo del lavoro e le risorse da mettere in campo sono quelle sino ad oggi a disposizione, senza previsione di alcun intervento aggiuntivo di fondi pubblici. (foto: Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Lombardia)
«Le micro e piccole imprese vogliono mettere in discussione l’impianto di un “vecchio” strumento come quello della cassa integrazione – fa sapere Confartigianato Lombardia – perché obsoleto, certo non adatto alle trasformazioni del mercato del lavoro, in grado solo di avvantaggiare coloro che ne vogliono fare un uso “distorto”. Da parte degli imprenditori della microazienda, invece, non c’è mai stato abuso o facilità nell’uso della cassa. E, come già accaduto, le imprese più piccole che usano poco – o quasi niente – le risorse pubbliche (la cassa in deroga è a carico della fiscalità generale e si aggira sui due miliardi all’anno), si potrebbero dover fare carico anche dei costi di quelle realtà imprenditoriali che la cassa la usano, eccome. O di dover finanziare, con i propri mezzi, il nuovo sussidio di disoccupazione generalizzato (che secondo il Governo dovrebbe sostituire gli ammortizzatori esistenti) o la cassa integrazione in deroga. La riforma dovrà riguardare tutti gli ammortizzatori sociali compresa quindi la mobilità, la disoccupazione, i prepensionamenti, la malattia… Il costo che le aziende pagano deve essere commisurato al rischio e in un’ottica assicurativa: in altre parole, i piccoli non possono pagare come le grandi industrie. Anche perché artigiani e commercianti hanno un saldo attivo dei contributi pagati e delle spese per le prestazioni. Saldo che da subito potrebbe ampliamente coprire una piena universalizzazione del sostegno al reddito dei lavoratori. Tenendo in primo piano i dati storici e le diverse modalità di utilizzo, questo potrebbe essere il momento giusto per realizzare una piena valorizzazione del sistema degli enti bilaterali, che sino ad oggi ha dato ottimi risultati attraverso il diretto contributo dei piccoli imprenditori senza gravare sulla fiscalità generale. Si proceda, allora, a razionalizzare le spese mediante una ottimizzazione delle risorse ad oggi disponibili».

I DATI

I dati elaborati dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia e dal Centro Studi di Confartigianato evidenziano un forte sbilanciamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali (Cigo, Cigs, Cigd, mobilità) a favore del settore produttivo, che sino ad oggi ha sostanzialmente goduto di forme di solidarietà impropria tra settori economici. In Lombardia, nel 2011, sono state autorizzate 221.799.509 ore di Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Dai dati Inps emerge che le ore di integrazione salariale utilizzate nel corso del 2010 sono per il 71,5% appannaggio dell’industria, per il 6,7 per l’edilizia, il 12,6% per l’artigianato e il 9,2% per il commercio e altri settori. Con riferimento ai dati relativi alla mobilità (strumento a carico ed a favore quasi esclusivo delle imprese di una certa dimensione), la spesa per prestazioni è stata pari a 1.273 milioni di Euro (2.224 milioni con la copertura per la contribuzione figurativa) contro 706 milioni di contributi incassati. In Lombardia, nel 2011, l’87,75% delle ore complessivamente autorizzate dall’Inps per gli ammortizzatori sociali sono state richieste dalle grandi realtà imprenditoriali, e di queste solo il 23,59% hanno riguardato la Cig in deroga con una richiesta da parte delle imprese artigiane pari al 7,44% del totale (il 31% della sola cassa in deroga). Il “tiraggio” della Cig in deroga misurato dall’Inps nel corso del 2010, come rapporto percentuale tra ore effettivamente utilizzate e ore autorizzate, è stato per le aziende artigiane pari al 29% e, pertanto, il peso dell’artigianato nell’ambito della Cassa in Deroga sulla base della stima delle ore effettivamente utilizzata si abbassa a poco più di un sesto (18,2%). Quindi, la Cig nell’artigianato ha coinvolto circa 46.000 occupati a tempo pieno equivalenti al 3% dell’occupazione dipendente. Particolare attenzione dev’essere riservata anche all’indennità di malattia, dove in “termini monetari” la gestione del settore terziario presenta un avanzo che è quasi triplo rispetto all’avanzo nelle aziende di maggiori dimensioni (un terzo dei beneficiari si rileva all’interno delle attività manifatturiere di maggiore dimensione). Pari attenzione anche alle tariffe Inail, dove siamo in presenza di un forte  avanzo di risorse dalle gestioni terziario e artigianato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Febbraio 2012
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