Cinghiali nel Varesotto, l’allarme di Coldiretti

L'associazione: “Ogni anno, danni per oltre cinquantamila euro, vogliamo un confronto che risolva davvero il problema”

cinghiale foto"I danni ammontano, ogni anno, ad oltre cinquantamila euro, di cui solo una parte sono risarciti alle imprese agricole della provincia di Varese. Il problema cinghiali esiste e il settore primario è il più colpito. Allo stato dei fatti, purtroppo, non possiamo che rilevare preoccupati l’insufficienza delle misure finora adottate”.E’ un preoccupato grido d’allarme quello che Coldiretti Varese lancia attraverso il presidente e il direttore della federazione provinciale Fernando Fiori e Francesco Renzoni, che si inserisce nel dibattito in corso in questi giorni, ribadendo la volontà “dell’agricoltura di essere considerata come parte attiva e propositiva per un confronto davvero risolutivo sulle strategie di prevenzione del problema”.
“Condividiamo il giudizio sulla pericolosità sociale delle incursioni di questi ungulati, che più d’una volta hanno provocato incidenti stradali anche gravi. E chiediamo alle istituzioni di non dimenticarsi di chi, come le nostre imprese, pagano in prima persona gli effetti disastrosi che i cinghiali provocano con la devastazione dei fondi agricoli.Siamo di fronte ad una situazione di emergenza continua, che purtroppo è diventata la norma: i danni sono ingenti, superano i cinquantamila euro ogni anno e vengono risarciti alle imprese agricole per poco più del 60%”.Un contesto insostenibile, che penalizza le imprese e l’intero sistema territoriale. Ma ciò che più fa male, tiene a sottolineare Renzoni, “è la negazione di un principio fondamentale, ovvero il diritto di un agricoltore a poter raccogliere quanto seminato e, con fatica, coltivato nel proprio campo, senza gravare sulla società”.
L’allarme è lanciato a poche settimane dall’inizio delle semine: “Per noi sarà quello il periodo più delicato: il rischio è che i cinghiali, affamati dopo l’inverno rigido, si riversino in massa nei campi di mais, devastando i terreni e costringendo a ripetere le operazioni colturali. Stesso discorso per i prati a fieno, dove l’invasione degli ungulati può pregiudicare la possibilità di effettuare il taglio del fieno in tarda primavera”.Oltre ai danni in campo, l’invasione dei cinghiali nei fondi agricoli provoca una serie di ripercussioni a catena che interessano l’intera filiera zootecnica: gli allevatori, infatti, si trovano spesso costretti a sostituire il fieno e il mais autoprodotti (e distrutti dai cinghiali) con mangimi acquistati esternamente all’impresa, il che aggiunge al danno un ulteriore aggravio di costi di produzione. Fiori si rivolge direttamente all’Ente Provincia: “La discussione in essere in questi giorni sia di stimolo per riaprire una discussione che sia rapida e davvero risolutiva di grande collaborazione anche e soprattutto con il mondo venatorio, che ha la responsabilità di mantenere l’equilibrio numerico dei cinghiali sul territorio.Chiediamo che sia messo in essere un piano adeguato per il contrasto alla fauna selvatica, prevenendo il dilagare dei danni che, ormai, non si limitano più ai fondi agricoli in aree protette.Non possiamo frapporre altri indugi, la sopravvivenza delle imprese e l’incolumità dei cittadini vengono prima di tutto e l’unica soluzione è l’abbattimento controllato. Dobbiamo proseguire con più risorse e mezzi su questa strada, se vogliamo dare un futuro alla nostra agricoltura”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Febbraio 2012
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