Prodotti alimentari sempre più graditi all’estero

Alla Carlsberg spa di Induno Olona si è tenuta l'assemblea delle aziende del gruppo alimentari e bevande di Univa. Nuova presidente Angela Ribolzi della Norden Sas di Osmate. L'export cresciuto del 22%

Ci sono parole che ricorrono spesso quando si parla di impresa. Una di queste è «qualità». Spiegare poi che cosa si intenda in concreto con questo termine non è semplice. Sarebbe, però, sufficiente farsi un giro alla Carlsberg Italia spa di Induno Olona per comprendere immediatamente la ricaduta della qualità sulla produzione, l’ambiente e il lavoro.
Il fatto che l’Unione degli industriali della provincia di Varese abbia organizzato l’assemblea del gruppo merceologico “Alimentari e bevande” in un luogo storico della produzione della birra in Italia e in Europa ha un doppio significato: da una parte è un riconoscimento a un’impresa che ha alle spalle oltre un secolo e mezzo di storia e innovazione industriale (l’ultima in ordine di tempo è il sistema "Modular 20"), dall’altra è uno stimolo per tutti gli imprenditori del settore che a quella storia si possono ispirare, anche se piccoli. «È molto interessante vedere l”innovazione di processo fatta da una grande azienda – dice Angela Ribolzi della Norden Sas di Osmate, nuova presidente del gruppo merceologico "Alimentari e bevande" di Univa – perché si lega in modo perfetto alla qualità. Per un’azienda piccola come la mia, che opera nel settore lattiero caseario, la ricerca della qualità del prodotto, cercando di mantenere la tradizione, è l’aspetto principale». (foto sotto: Angela Ribolzi)

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Le imprese del settore alimentare associate a Univa sono 25 e occupano 2.902 lavoratori, mentre in Italia il comparto conta 6.300 aziende che danno lavoro a 410.000 persone.
Quello alimentare è un settore anticiclico, ma la crisi, con due anni di ritardo, si è fatta sentire lo stesso, come dimostrano le cifre fornite dal presidente uscente Paolo Ferrario. «È riapparsa una flessione della produzione già avuta nel biennio 2008-2008 – ha spiegato Ferrario – è cresciuto il valore del fatturato del 2,4%, attestandosi a 127 miliardi di euro, ma con un aumento che è stato inferiore al tasso di inflazione. Le ombre che gravano nel quadro macroeconomico del settore alimentare provengono dai consumi interni». L’export, anche per l’industria alimentare, è un termometro importante per capire lo stato di salute del settore. Se le esportazioni a livello nazionale crescono del 10% rispetto all’anno precedente per un totale di 23 miliardi di euro, a livello locale sono cresciute più del doppio: nel 2011 le industrie alimentari del Varesotto hanno esportato per 335 milioni di euro contro i 273 milioni del 2010. Un salto in avanti del 22%. «Non è vero che non si mangia più – conclude sorridendo Angela Ribolzi – . È soltanto cambiato il modo di fare la spesa: non si butta via niente e si fa più attenzione».

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Pubblicato il 30 Marzo 2012
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