Terre del Comune ai contadini, Busto si riscopre agricola
Chiuso un accordo tra Coldiretti e Comune per l'affitto di 460 mila metri quadri di terreni in gran parte incolti a 14 imprese agricole del territorio. La ex-Manchester d'Italia prova a spingere l'economia agricola
Altro che Manchester d’Italia. Da tempo le ciminiere non ci son più e Busto Arsizio scopre una vocazione agricola. Ben 460.000 metri quadri di terreno agricolo pubblico, infatti, sono stati recuperati e affittati in via definitiva alle imprese agricole in un’area di densa urbanizzazione com’è quella bustese. È questo il frutto dell’intesa tra la Coldiretti di Varese e il Comune di Busto Arsizio che, lo scorso 1° marzo, hanno sottoscritto 14 contratti d’affitto ad altrettante imprese del territorio. “Si tratta di 700 pertiche milanesi – illustra il presidente della Coldiretti di Varese Fernando Fiori – già in parte coltivate, ma sinora in modo saltuario e senza che fosse stato deciso nulla. Possiamo che dire che ora viene affidata all’agricoltura una quota di terreno importante e strategica per la nostra zona: i contratti di affitto riguardano aziende agricole cerealicole, cerealicolo-zootecniche, nonché due florovivaisti ed altrettanti produttori di latte”.
Un’iniziativa fermamente voluta e sostenuta da Coldiretti che sottolinea come “dalla vendita o – nel nostro caso – dall’affitto di terreni pubblici si possa cogliere il duplice risultato dell’incremento di produzione aziendale agricola e della creazione di nuovi posti di lavoro”. In un periodo di crisi come questo molti potrebbero riscoprire il loro lato contadino e trovare lavoro anche così. I contratti stipulati presso il Comune di Busto Arsizio lo scorso 1° marzo hanno durata quinquennale e, oltre ad incontrare le esigenze di imprenditori e lavoratori agricoli, colgono anche una precisa istanza della collettività, che giustamente insiste per vedere una corretta gestione del territorio, già così fortemente degradato, che può essere garantita esclusivamente dall’attività del settore agricolo.
“Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori possono nascere nuove imprese o, come nel nostro caso, essere ampliate quelle esistenti” aggiunge il direttore Francesco Renzoni, che sottolinea come “Coldiretti Varese e il Comune di Busto Arsizio abbiano saputo cogliere questa esigenza, consci che la disponibilità di terra è il principale vincolo allo sviluppo del settore primario sul territorio. Il tema è attualissimo, tanto che anche il decreto liberalizzazioni del governo Monti tratta con attenzione la questione della cessione o dell’affitto dei terreni pubblici e demaniali alle imprese agricole, in particolare condotte dai giovani”.
Un esempio che verrà monitorato con attenzione, dunque, anche in chiave di nuovi sviluppi imprenditoriali: “Il ritorno delle giovani generazioni all’attività agricola è una possibilità concreta e, già oggi, un ragazzo su dieci sceglie di fare impresa in agricoltura: in Italia si contano ben 65 mila imprese agricole condotte da under 35 su un totale di 720 mila. La dismissione della proprietà o della gestione pubblica dei terreni agricoli, non solo toglie allo Stato e agli enti territoriali il compito di coltivare la terra e rende disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto dà un impulso importante a crescita, occupazione e redditività”.
Secondo le stime di Coldiretti stilate a livello nazionale, dalla vendita o affitto dei 338 mila ettari di terreni agricoli pubblici possono nascere fino a 43 mila nuove imprese condotte da giovani: a loro favore, come detto, anche il maxiemendamento sostitutivo del dl liberalizzazioni, sul quale è stata posta la fiducia al Senato e che consente loro il diritto di prelazione nelle procedure di cessione.
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