Galli:”Altro che taglio, alle Provincia servono più competenze”
L’istituzione con il riordino degli enti locali imposto dal piano di razionalizzazione governativa. Il presidente:"Maggiori competenze e maggiore autonomia fiscale i punti per una vera riforma"
In Provincia si parla di Provincia. Inevitabile, visto quello che è stato previsto per l’istituzione con il riordino degli enti locali imposto dal piano di razionalizzazione governativa.
In base ai criteri approvati, infatti, i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati.
Questo preclude alla Provincia di Varese ogni possibilità di futuro e, nel mondo della politica, c’è chi continua ad opporsi e chi invece punta al riordino per scegliere sotto quale nuova macroregione andarsi a riparare.
Dalla Provincia varesina, riunita in Consiglio, non può che venire un parere contrario a quanto deciso.
Dario Galli, Presidente della Provincia di Varese, lo spiega partendo dalla questione economica: «La nostra provincia, che ha 100 milioni di bilancio, ha una spesa pro capite che è la metà della media nazionale. La proposta di revisione interviene solo su accorpamenti stabiliti in base a due parametri e non sull’essenza, ovvero sul costo standard rispetto al servizio prestato. I parametri tra l’altro sono anche stati cambiati in corso». Nella prima bozza del piano di riordino elaborata dal Governo, infatti, i parametri per garantire la sopravvivenza dell’ente erano tre, e bisognava raggiungerne almeno due: un minimo di 350 mila abitanti, un’estensione di almeno 3000 chilometri quadrati e un numero di comuni di almeno 50.
La Provincia di Varese ne c’entrava giusto due: il numero degli abitanti e quello dei comuni. Pertanto pensava di essersi garantita la salvezza. Poi però è arrivata l’elaborazione finale del Governo.
«Lo spirito della legge – ha detto il presidente Gallai – è quello di ridurre i costi dello stato, ma in realtà non sarà così ed è già stato dimostrato. Accadrà invece che tutte le istituzioni organizzate su base provinciale rientreranno nel discorso riorganizzativo e la nostra provincia perderà le sue specificità».
Galli è intervenuto anche sulle tante voci di chi saspetta il via libera per cercare un accorpamento con altre realtà territoriali: «Sui comuni del sud della Provincia, posso dire che comprendo la posizione di città come Busto Arsizio, se riferita a qualche anno fa, quando sono nate nuove province, anche molto più piccole. Ma oggi credo che le cose siano cambiate e per quanto sia nebulosa la costituzione della città metropolitana, mi pare evidente che la programmazione territoriale sarà di sua competenza. Ciò significa che i consigli comunali dei comuni che entrano nella città metropolitana non discuterà più di Pgt. E le città che oggi sono indipendenti e che saranno inglobate da Milano, inevitabilmente perderanno l’identità di oggi e Busto tra una decina d’anni sarà una zona o un quartiere di Milano». Secondo il presidente «maggiori competenze e maggiore autonomia fiscale dovrebbero essere i punti su cui innestare una vera riforma delle Province».
Per il Pdl è intervenuto nella discussione Franco Binaghi che spiega: «Il documento portato dal Presidente Galli al Cal delinea in maniera specifica le peculiarità della nostra realtà provinciale. E chiaro che la questione ha aperto un dibattito anche nei comuni del Sud del Varesotto, dove si sta ragionando sull’omogeneità di un territorio che ha molti punti in comuni come l’Altomilanese. Un’indicazione che credo vada tenuto presenza per poter continuare a garantire una miglior efficacia amministrativa della nostra provincia».
Paolo Sartorio, capogruppo Udc: «La vicenda della cava di Cantello è la dimostra l’utilità e l’importanza di un’istituzione come la Provincia, che di fatto ha interpretato al meglio il ruolo intermedio tra i cittadini e la Regione. Non credo che senza la Provincia tutto ciò sarebbe stato possibile. E questo è solo uno dei moltissimi esempi».
Mario Aspesi, capogruppo Pd, chiosa auspicando maggiore volontà di stare con Varese: «All’interno di un riordino complessivo, eliminando province che hanno un numero che non supera i centomila abitanti, e senza fare una mera questione di confini, dico che non si può riformare un livello dello stato inserendolo nella Spending review, poiché non è chiaro se ci sarà un effettivo risparmio, non è chiaro quali saranno i costi futuri dei servizi che oggi garantisce la provincia. Insomma mi auguro che tutti i comuni della Provincia manifestino una decisa volontà a restare con Varese. Certo chiedo che ci vengano date più competenze, più autonomia decisionale, maggiori strumenti amministrativi e programmatori».
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