Il direttore: “Subito 100 trasferimenti o arriveranno altre condanne”
Il direttore del Carcere di Busto, Orazio Sorrentini, spiega come poco sia cambiato dai motivi che hanno portato alla condanna della struttura che dirige e anticipa la sua "ricetta" per migliorare la situazione
«La situazione che ha portato alla condanna del carcere di Busto Arsizio permane tutt’ora». Non usa mezzi termini Orazio Sorrentini, direttore dell’istituto di pena, nel delineare la difficile situazione che si vive tutt’oggi all’interno della casa circondariale. I tre metri quadri a testa «sono una normalità anche oggi» e quindi inevitabilmente «molti altri detenuti presenteranno ricorsi che sicuramente vinceranno». Bisogna quindi correre ai ripari -e anche in fretta- per evitare sia che questa inaccettabile situazione si perpetui e sia per sfuggire al rischio di ulteriori condanne con relativi risarcimenti. Proprio per questo «auspico di venir presto contattato dagli Uffici superiori dell’autorità giudiziaria» per predisporre un piano che «trasferisca almeno un centinaio di detenuti in altre strutture». In questo modo, con una popolazione di circa 300 persone, la situazione rimarrebbe comunque grave ma non disperata.
Ma Sorrentini, che già in passato si era reso protagonista di dure prese di posizione, vuole cogliere l’occasione per accendere i riflettori su una situazione che non è più sostenibile. «Sto preparando una lettera aperta da inviare a giornali e istituzione -rivela il direttore- per spiegare cosa non funziona e come si potrebbe migliorare la situazione». Uno dei primi problemi che Sorrentini vuole sottolineare è quello della grave carenza di personale che affligge la struttura «che ha un organico di 200 persone, ma che dovrebbe essere di almeno 70 unità superiore».
Con una popolazione carceraria che, nella struttura bustocca è formata dal 60% di stranieri (fatto inevitabile per via di Malpensa, ndr) Sorrentini è convinto che «si debbano incrementare i rimpatri» ma anche rivedere la legislazione. Legislazione che andrebbe ritoccata anche nelle parti legate al consumo di droga. «Se un terzo dei carcerati in Italia è legato alla droga è evidente che anche in quella direzione c’è molto da fare», chiosa il direttore. Come e dove toccare le leggi «non spetta certo a me dirlo» ma è evidente che «bisogna fare qualcosa per rendere questa situazione dignitosa». Dal canto suo il direttore ha già in progetto di aprire durante il 2013 anche un altro braccio del carcere, in modo da lasciare i detenuti fuori dalla loro celle per più di 4 ore al giorno ma questo, ovviamente, non sarà sufficiente.
La palla è ora nel campo della politica.
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