Finisce l’emergenza profughi, ma solo sulla carta
l 28 febbraio, così come da disposizioni ministeriali, terminerà il periodo definito di "emergenza" per i migranti del nord Africa. La Prefettura sta monitorando la situazione, si pensa ad un aiuto per ripartire
Mancano otto giorni: l’"emergenza profughi" sta per finire. Ma solo sulla carta. Il 28 febbraio, così come da disposizioni ministeriali, terminerà il periodo definito di "emergenza" per i migranti del nord Africa, per intenderci, quelli che sono stati accolti in Italia in seguito agli sconvolgimenti della "Primavera araba".
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Ad ognuno di loro, così come previsto dalla legge, è stata riconosciuta la garanzia di un periodo di sostentamento e accoglienza che è consistita in un posto per dormire e mangiare durante lo smaltimento delle pratiche di richiesta di asilo politico. E così al termine del mese, dopo la concessione di una proroga di due mesi, agli stranieri verrà consegnato un documento di soggiorno valido per un anno (rinnovabile), con il quale potranno muoversi, cercarsi una casa ed un lavoro ed espatriare.
Allo studio del Ministero ci sarebbe anche un badget da consegnare a ciascuno di loro per poter ricominciare, ma non esistono ancora le linee guida definitive per le modalità di erogazione e la sua entità.
E proprio in vista della scadenza la prefettura si sta preparando a gestire la fase terminale di questo periodo di accompagnamento, coinvolgendo anche le istituzioni e le organizzazioni che in questo anno si sono occupati a vario titolo dell’accoglienza dei profughi, quello che si chiama "consiglio territoriale per l’accoglienza".
Tutti i soggetti coinvolti si sono riuniti con la prefettura per definire i termini e le criticità di questo passaggio. Dall’ufficio di gabinetto del Prefetto spiegano che la situazione è continuamente monitorata e ogni giorno ci sono ricognizioni presso i punti di accoglienza per definire la condizione amministrativa di ogni ospite. Da qui al 28 febbraio si attendono le linee attuative per definire con certezza le modalità operative per la gestione di questa scadenza, in particolare si attendono direttive per capire come comportarsi nei casi particolari e per un eventuale contributo da cedere ai profughi per ricominciare una nuova vita. C’è comunque tranquillità per un termine "che è stato ampiamente comunicato a tutti".
Nalle associazioni serpeggia comunque una certa preoccupazione, dopotutto si tratta di persone che dal 29 febbraio dovranno trovare un’occupazione e una nuova casa, in Italia o all’estero.
Nei mesi scorsi molti dei migranti hanno già trovato una nuova strada, molti sono partiti o hanno trovato un nuovo impiego. «Molti però non sanno cosa fare – spiega Thierry Dieng dell’associazione Ubuntu – sono ragazzi non hanno un lavoro e una casa, dobbiamo appellarci alle comunità perché ci sia una fase transitoria al termine di questo percorso di accoglienza».
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