La nostra vita di disoccupati, tra curriculum e porte in faccia

Sveglia al mattino, caffè e computer, alla ricerca di un'offerta o di una risposta. Lo sfogo sulla nostra pagina Facebook dell'esercito dei senza lavoro, sempre più smarrito e avvilito

Si alzano al mattino presto (se ci riescono), bevono un caffè e accendono il computer. Ma il loro ufficio è la casa.
Sono disoccupati alla disperata ricerca di un lavoro, e se da sempre cercare lavoro è a tutti gli effetti un lavoro, oggi è un’attività ancora più impegnativa. Richiede doti non comuni che non si limitano alla sola capacità di compilare bene il proprio curriculum. Ci vogliono, fantasia, creatività, intraprendenza, tutto senza esagerare o strafare.
Il problema che un buon curriculum e una buona capacità di presentarsi non sono affatto garanzia di successo. Non oggi, con una disoccupazione in crescita: i dati Istat parlano chiaro a inizio 2013 +3,8 per cento rispetto a dicembre, e +22,7% rispetto allo scorso anno.
E nel “tritacarne” sono finiti soprattutto i giovani tra 15 e i 24 anni: +38,7%, il dato più "nero" dal 1992.
La concorrenza è spietata: è come essere ai nastri di partenza della Maratona di New York, si parte tutti insieme lentamente e solo in pochi raggiungono il traguardo in tempi “ragionevoli”. Il resto arranca, fatica e spesso, molto spesso, perde le speranze lungo il percorso.
“Ho affrontato svariati colloqui – racconta Miriam sulla nostra pagina Facebook – ma come emergeva che ho due figli, il tono cambiava. In un negozio sono arrivati a dirmi che due figli sono un grosso problema. E poi la maleducazione italiana del non rispondere mai: in Svizzera rispondono anche per dirti di no. Comunque la cosa peggiore per me è quando mi rispondono ‘lei è troppo qualificata per questo tipo di lavoro’, ma sarà un problema mio? Mi adatto, no? Per non parlare dell’età, a 38 anni mi sono sentita dire che le persone non giovani non le prendevano in considerazione”.
Il senso di smarrimento e l’umiliazione di sentirsi sempre dire di no sono i nemici numero uno dei disoccupati: “Non ne posso più! – sbotta Roberta– un continuo telefonare, mandare cv di persona o via email..e nessuno ti risponde!”
Scrive Massimo : “Sono disoccupato da maggio dello scorso anno: nulla di nulla, il buio più completo, anche a voler pulire i bagni non si trova nulla. Le giornate passano tra un C.V. e l’altro, fra intrecci alla disperata ricerca di occupazione e nel frattempo gestisco il mio gruppo solidale no profit su facebook. Ogni tanto qualche piccola collaborazione da freelancer e web promoter questo per ora il presente. Spero cambi presto”.
Quelli che se la cavano meglio cercano sui siti specializzati in offerta/ricerca di lavoro. Infojobs o Linkedin mandano offerte di lavoro “mirate” a migliaia di caselle di posta elettronica ogni settimana, ma anche questo non è garanzia di successo. Bisogna saper selezionare le offerte e mandare il proprio curriculum senza fare un inutile “spam”.
Due righe di presentazione ben studiate e poi si attende pazientemente una risposta che spesso non arriva. “In Svizzera rispondono sempre” è l’osservazione più comune che però non significa che la risposta sia “sì, l’assumiamo”.
Il lavoro oltre confine, soprattutto per i varesini, resta un miraggio: lavoro relativamente vicino a casa e stipendi “pesanti”. Ma le regole, in Canton Ticino, sono rigide e la crisi comincia a farsi sentire anche lì. E così il sogno resta, appunto, solo un sogno.
Se anche voi avete una storia da raccontare, se volete condividere con noi le vostre "pene" di disoccupati in cerca di lavoro scrivete a redazione@varesenews.it

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Marzo 2013
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