La tecnica non basta, i giovani devono imparare a relazionarsi

Corsi di lingua inglese in azienda, sviluppo di competenze trasversali e formazione continua dei lavoratori. Il progetto "Generazione di industria" di Univa ha fatto tappa alla Elmec Informatica

«Che cosa  manca ai giovani che entrano oggi in azienda?».

«La capacità di relazionarsi». La risposta di Roberto Trentini, responsabile delle risorse umane di Elmec Informatica, azienda IT di Brunello, è immediata. Il manager, di fronte a sè, ha insegnanti e presidi di alcune scuole superiori della provincia di Varese che hanno aderito al progetto «Generazione d’industria» promosso dall’Unione industriali della provincia di Varese
Trentini ha una lunga esperienza e un «gruppo campione» significativo, considerato che l’azienda per cui lavora ha 600 dipendenti, di cui  250 tecnici specializzati. Il suo messaggio al mondo della scuola è dunque chiarissimo: per un giovane che cerca lavoro le competenze rimangono fondamentali, ma padroneggiare la tecnica risponde solo a una parte delle esigenze di un’azienda hi-tech che ha nel suo dna anche una forte impronta commerciale. «Per noi che viviamo di tecnologia – continua Trentini – l’ideale è avere un giusto equilibrio, un 50% di capacità relazionali e un 50% di abilità tecnica perché con i clienti bisogna stabilire un rapporto. Sviluppare capacità relazionale e competenze trasversali aiuta il giovane sia nei rapporti all’interno dell’azienda sia in quelli con l’esterno». Insomma, specializzati sì, ma con qualità tipiche dei commerciali.
Se dopo aver visto una serie di immagini, alla domanda «con quale animale ti identifichi», la maggiorparte dei tecnici risponde «con l’orso», allora è evidente che un problema di rigidità esiste, con tutto il rispetto per il plantigrado, specie animale rara e perciò preziosa per l’ecosistema. Quindi per aiutare un giovane «orso» a trasformarsi in un empatico lavoratore dell’help-desk, si usano tecniche teatrali e formazione continua. E se si hanno ancora dubbi, si puo’ ripetere come un mantra uno dei comandamenti che regola la vita dello stabilimento di via Pret: essere seri è importante, ma non bisogna esagerare
In genere «i diplomati e laureati in materie non tecniche sono più flessibili», osservazione che rivela un cambiamento interessante. Da alcuni anni infatti nell’azienda di Brunello – che ha alle spalle 42 anni di attività – non approdano solo periti, ragionieri e informatici, ma anche laureati in economia, legge e scienze della comunicazione perché nel mercato del lavoro hanno fatto la loro comparsa nuove figure professionali come, ad esempio,  il «brand manager»,  l’esperto di «telemarketing» e il «social media manager».
Ciò che manca nel sistema è un canale diretto di comunicazione tra aziende e mondo della scuola. Elmec sta cercando di azzerare questa distanza con una serie di iniziative: da una parte si premiano gli studenti più meritevoli con borse di studio, dall’altra propone un’offerta formativa interna, Elmec College, che in molti casi diventa l’anticamera dell’assunzione per i giovani più brillanti e capaci. 
Senza l’inglese, in un mercato globalizzato, non si va da nessuna parte, anche per chi ogni giorno pasteggia a reti e bit. È per questo che l’azienda ha messo a disposizione dei suoi dipendenti due insegnanti madrelingua inglese e un cineforum in lingua originale che, oltre a migliorare il livello di conversazione nella lingua della regina Elisabetta, diventa un momento di socializzazione importante per i lavoratori.
«Con l’adesione dell’azienda a questo progetto – conclude l’amministratore delegato Rinaldo Corti  (foto, sopra) – cerchiamo di avvicinare il mondo dell’impresa a quello della scuola. Le competenze trasversali e i cosiddetti social skills non servono solo sul posto di lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni. Ecco perché dovrebbero essere inseriti nei programmi scolastici e insegnati fin dalle elementari, perché condividere valori e sapersi relazionare in una qualsiasi comunità, famigliare o di lavoro, è fondamentale. Oggi invece tutto questo discorso è lasciato alla sensibilità del singolo docente o dell’azienda».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Aprile 2013
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