Minibond e cambiali finanziarie per ridurre il peso delle banche nelle aziende

La nuova frontiera del credito presentata alle imprese del territorio in un convegno organizzato dall’Unione Industriali a Busto Arsizio. Anche le piccole e medie imprese non quotate possono emettere obbligazioni

Troppa dipendenza dal sistema bancario e troppa poca finanza d’impresa. È uno dei mali

del sistema produttivo italiano. Alla base di un credit crunch in crescita. Ma la spirale può essere interrotta. L’alternativa al bussare alle banche c’è. La nuova frontiera si chiama mini bond e cambiali finanziarie. Un tema ancora ostico per le aziende. Gli strumenti sono ancora in fase embrionale e poco utilizzati. 
Ma, proprio per diffonderne la conoscenza anche tra le imprese del territorio, l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese ha organizzato questo pomeriggio, nella sede di Busto Arsizio, un incontro che si inserisce nel ciclo “Approfondimenti di finanza per l’impresa". Voluto, come spiegato da Marco Crespi, Responsabile dell’Area Credito e Agevolazioni dell’Unione Industriali, proprio per "formare e informare gli imprenditori ed i loro collaboratori sugli strumenti finanziari idonei per affrontare la gestione quotidiana delle imprese, in un momento congiunturalmente difficile e nel quale il rapporto con il credito rappresenta uno dei maggiori motivi di preoccupazione".

Come uscirne? Andando su sentieri inesplorati dalle imprese varesine. Una quarantina quelle a cui gli esperti di KPMG, intervenuti all’incontro, hanno spiegato le opportunità offerte dai mini bond. Partendo dall’ABC. Da quel Decreto Sviluppo che ha introdotto la possibilità, anche per le aziende non quotate in Borsa, di poter emettere obbligazioni, titoli di debito, cambiali finanziarie in alternativa al credito bancario, che, secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia, si ritaglia ancora una fetta dei due terzi dei debiti finanziari delle imprese italiane. 

Troppa banca, insomma. Tanto che le obbligazioni rappresentano solo l’8% dei debiti delle imprese. Ma ora le cose potrebbero cambiare, a patto che le piccole e medie imprese sappiano cogliere le occasioni offerte dai nuovi strumenti. “L’obiettivo del Decreto Sviluppo – hanno spiegato gli esperti Paola Maiorana e Giuseppe Moretti di KPMG – è volto a riordinare gli strumenti di finanziamento per le imprese ed è diretto ad ampliare la capacità delle società non quotate di reperire fonti di finanziamento anche mediante l’emissione di strumenti finanziari di debito”. Mini bond e cambiali finanziarie, dunque. Dove i primi sono obbligazioni vere e proprie, ossia titoli di debito a medio e lungo termine. Le seconde, invece, come spiegato dagli esponenti di KPMG “sono un promessa incondizionata di pagare la somma indicata sul titolo”. Si differenziano dai mini-bond per la durata che è a breve termine. “L’obiettivo dell’introduzione delle cambiali finanziarie è quello di porre le imprese nella condizione di poter accedere al capitale di credito a minor costo rispetto alla normale intermediazione bancaria, affiancando questo strumento alle obbligazioni, ordinario strumento di indebitamento a medio termine delle imprese”.

Vantaggioso per le imprese, nel caso dei mini bond, anche il regime fiscale: “Il nuovo strumento dei mini bond – hanno spiegato gli esperti di KPMG – è attraente anche per i benefici fiscali introdotti dalle nuove disposizioni. Riassumibili in: piena deducibilità degli interessi passivi, esenzione dalla ritenuta sugli interessi pagati, immediata deducibilità dei costi inerenti all’emissione”.  Ma per collocare sul mercato i mini bond, e raccogliere così risorse per finanziarsi, occorre che gli investitori si fidino delle aziende che li emettono. Per le grandi imprese, così come per gli stessi Stati e i loro titoli gli occhi sono sempre puntati sui rating di Standard & Poor’s, Fitch, Moody’s. Termometri della fiducia sui mercati.

E le Pmi? Da chi si possono far giudicare per avere un bollino di garanzia sul mercato? Un’alternativa è rappresentata da realtà come CRIF Credit Rating Agency, la prima agenzia italiana ad emettere rating regolamentari e riconosciuti a livello europeo. “La nostra realtà – hanno spiegato alle imprese varesine Carlo Barbarisi e Marina Priori di CRIF – assegna rating validi ai fini regolamentari non solo alle grandi imprese, ma anche alle piccole e medie aziende”. Ma perché una Pmi dovrebbe chiedere ad un’agenzia di assegnarli un rating? “Perché – è stata la risposta degli esponenti di CRIF – ciò incrementa la flessibilità finanziaria dell’impresa. Amplia la base degli investitori ai quali può rivolgersi. Migliora il dialogo con il sistema bancario stesso”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Giugno 2013
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