“L’Asl mi ha dato ragione. La mia malattia è invalidante”

Il racconto di Patrizia, affetta da fibromialgia, che ha ottenuto il riconoscimento del suo diritto ad avere limitazioni lavorative a causa della patologia

La sua è una storia di nicchia. Una malattia poco conosciuta, una sanità impreparata e vaga, dolori vissuti in solitudine, ignorati dalla gran parte della gente.
Il racconto di Patrizia Marchese parla di fibromialgia, malattia cronica, che crea stanchezza e dolorose contrazioni muscolari generalizzate. Ci sono terapie, soprattutto palliative, qualche medicina in fase sperimentale.

Così, in solitudine, Patrizia vive la sua vita quotidiana divisa tra lavoro, faccende domestiche, amicizie. A scandire, però, la sua quotidianità è spesso la grande stanchezza che la blocca, unita a dolori in diverse parti del corpo. Non è l’unica, e lei lo sa: grazie a internet ha trovato diverse testimonianze di persone che vivono il suo stesso incubo.

Il dolore, infatti, non è l’unico patimento che deve sopportare costantemente. A renderle l’esistenza più gravosa è anche la mancanza di riconoscimenti, la non legittimazione della sua sofferenza: « Lavorare diventa sempre più difficile: io occupo una posizione che non mi permette pause – racconta Patrizia – sto molto in piedi, ferma, sottoposta a tensioni e stress. Il mio corpo non riesce più a tollerare questo ritmo».

Nonostante due certificati che ne diagnostichino la fibromialgia, Patrizia non ha ottenuto considerazione da parte del medico del lavoro dell’azienda di cui è dipendente: « Nessuno sconto, nessuna concessione. Allora mi sono rivolta all’azienda sanitaria. La commissione che ha giudicato il mio caso ha capito la situazione e ha giudicato che la mia malattia richiede limitazioni nell’esercizio della professione»

Per Patrizia Marchese quella decisione dell’Asl corrisponde a una vittoria insperata: « È la prima volta che ottengo un riconoscimento. Per me è importantissimo vedere che qualcosa comincia a muoversi, che non sono più sola in questa lotta. Vorrei, quindi, parlare a tutte le persone affette da fibromialgia: l’Asl di Varese ha riconosciuto la patologia come limitante. Occorre, quindi, muoverci, far sentire la nostra voce, alzare la testa. È giunto il momento, i segnali ci sono e fanno ben sperare».

I dolori di Patrizia non sono passati, sono ancora lì ad accompagnare la sua vita quotidiana. Ma il giudizio dell’Asl ha avuto un effetto benerfico almeno sulla sua volontà e sulla voglia di continuare a lottare per la sua dignità. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Settembre 2013
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