Signor ministro, ecco perché le imprese preferiscono la Svizzera

Flavio Zanonato incontrerà i piccoli imprenditori lunedì 28, alle ore 20.45 al centro fieristico di Busto Arsizio. Organizza Confartigianato Imprese Varese con la collaborazione del "Corriere Della Sera". Hanno aderito già 700 imprese

Troppe tasse, troppa burocrazia, poco credito: così si presenta l’Italia ad un piccolo imprenditore.
Poche tasse, poca burocrazia e tante opportunità: così si presenta la Svizzera ad un imprenditore italiano. Gli imprenditori si chiedono: “Meglio in Svizzera?” Di questi temi si parlerà lunedì 28 ottobre alle 20 e 45 a Malpensafiere, centro fieristico di Busto Arsizio, con Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico, Giorgio Merletti (presidente nazionale di Confartigianato) e Dario Di Vico (editorialista del "Corriere Della Sera").
Ad oggi le imprese che hanno dato la loro adesione all’incontro sono più di 700. Tra di loro serpeggia la curiosità e l’interesse di poter chiedere al ministro cosa ha deciso di fare il Governo per poter alleggerire i tanti vincoli che ostacolano la competitività imprenditoriale. 
I motivi per cui la Svizzera è vista come un miraggio da molti imprenditori italiani (almeno 241 le aziende che si sono insediate nella confederazione elvetica) sono molteplici: una fiscalità moderata che si aggira attorno al 20% (contro un 40% dell’Italia), poche regole e facilmente comprensibili con un Ufficio di tassazione che, a chi paga le tasse, rende il lavoro comodo e veloce. Esenzioni fiscali per chi dà occupazione e possibilità di vedersi ridotte le tasse in base alla singola situazione aziendale. Costo del lavoro sostenibile: per 1.000 euro di salario, il datore di lavoro in Italia deve spenderne altri 1.300, mentre in Svizzera appena 200. La busta paga poi è molto semplice: ci sono il lordo, due voci per la sanità e la pensione, e il netto. In Italia, invece, la tassazione sul lavoro ha superato il 42%.
Il pagamento  da parte dei clienti avviene entro 60 giorni, quello ai fornitori entro 30/35 giorni. In Italia si è arrivati anche ad una media di 170 giorni da parte della piubblica amministrazione. L’aliquota Iva è pari al 7,6%, mentre nei Paesi europei si avvicina al 20%, a cui si aggiunge poca burocrazia e più efficienza con lo Sportello Unico per le nuove aziende che funziona. In Italia ci vogliono 60 giorni per aprire un’impresa con costi superiori 10 volte quelli di Francia e Germania. Per la risoluzione delle dispute commerciali, inoltre, servono in media 1.210 giorni. Una maggiore facilità di accesso al credito bancario. In Italia le più colpite dalla stretta sono le imprese artigiane con uno stock di finanziamenti diminuito del 5,7%.Una maggiore flessibilità a livello di legislazione del lavoro.

Dopo questo elenco è facile capire cosa chiederanno gli imprenditori al ministro Zanonato: meno burocrazia, semplificazione amministrativa e eliminazione dei costi (che arrivano anche al 10% dei costi totali di un impresa) connessi. Una giustizia civile in grado di garantire tempi ottimali delle dispute commerciali e di tutela dei creditori, riduzione dell’imposizione fiscale che ha raggiunto livelli superiori al 50% del Pil, eccessiva rigidità di un mercato del lavoro che non è in grado di accogliere le esigenze di una domanda orientata alla flessibilità e alla valorizzazione di una vera alternanza duale formazione-impresa. Azioni rapide e snelle, partendo dai settori che possono rilanciare gli investimenti con impatto su occupazione e crescita. E senza adottare iniziative o soluzioni comuni e trasversali che valgano per tutte le imprese indistintamente, ma entrando nelle specifico di ogni settore per rimuovere gli ostacoli che ne bloccano lo sviluppo.
Questo è un risultato che si potrà raggiungere solo con il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni che le rappresentano, con le loro competenze e soluzioni appropriate dettate da conoscenze ed esperienze sul campo. Per capire le imprese ci si deve affidare a chi vive il mercato tutti i giorni e sa quali sono i vincoli che le frenano, a chi sa  misurare, con rigore, costi e benefici per la rimozione di quei vincoli e può individuare, testare e mettere a punto i provvedimenti necessari.
A Malpensafiere si cercherà di capire se le tasse si possono diminuire, se le carte si possono tagliare, se il credito può aumentare. E se aprire un’attività possa rappresentare, in Italia, più un vantaggio che uno svantaggio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Ottobre 2013
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