La Parrocchia minimizza: “Solo un modo per allontanare alcuni elementi”
Sarebbe la volontà di allontanare alcuni personaggi non graditi alla base della scelta che ha spinto l’oratorio dedicato a Don Bosco ad intraprendere la decisione di chiudere a chiave il campetto. Per tutti gli altri “si farà alla buona"
Si è sollevato un polverone attorno alla notizia pubblicata da VareseNews riguardo le novità per utilizzare il campetto da calcio dell’oratorio San Giovanni Bosco del rione sant’Edoardo a Busto Arsizio.
La decisione di prevedere il pagamento orario di 1 euro per chi vorrà giocare a pallone sul campetto della parrocchia, oltre ad aver generato molti commenti tra i nostri lettori, ha avuto un’eco che ha raggiunto anche la stampa nazionale. Nonostante questo, parlare direttamente con Don Giuseppe, il sacerdote che si occupa dell’oratorio parrocchiale, è rimasto impossibile e l’unica risposta alle telefonate è quella della segreteria telefonica.
Le uniche certezze in questa storia rimangono dunque il cartello appeso nella bacheca del centro giovanile e il lucchetto che da questa mattina sigilla la recinzione dello spazio in erba sintetica. Tuttavia, da fonti molto vicine ai sacerdoti della Parrocchia, si apprende che quel cartello altro non sia che un deterrente per alcuni personaggi che l’oratorio vuole allontanare dalla comunità. Giovanotti che occuperebbero per molte ore al giorno il campo da calcio, impedendo ad altri bambini di giocare a loro volta in quell’area. E sarebbe proprio questo il motivo che avrebbe portato a prendere la decisione di chiudere l’area, regolando l’afflusso dei giovani.
Un sistema piuttosto macchinoso per accedere al campo ma che dovrebbe essere riservato solo a chi non frequenta con assiduità le attività della parrocchia. Per tutti gli altri, nonostate i roboanti cartelli scritti a lettere maiuscole, si farà alla buona. E chissà cosa ne direbbe Don Bosco, il grande educatore a cui è dedicato l’oratorio di Sant’Edoardo, che tra i suoi insegnamenti ha lasciato anche questo: "In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare"
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