Soccorso alpino, un anno in montagna: ecco com’è andata
Nel bilancio regionale anche i numeri di Varese. 72 i morti in Lombardia, tre nel Varesotto: “Non prendete sotto gamba i rilievi di casa nostra”
In jeep o a bordo dell’elisoccorso, nelle grotte, nelle forre, in quota o sulle Prealpi di casa nostra: quando si parla di emergenza in montagna si parla del CNSAS, il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico che in questi giorni ha reso noti i dati sull’attività del 2013.
Cinque le delegazioni operative in Lombardia, tra cui anche la “Lariana” in cui rientra la stazione di Varese, che nell’anno appena conclusosi ha totalizzato 25 interventi. In tutto hanno lavorato sulle nostre montagne 97 soccorritori specializzati nel muoversi in ambiente impervio. Nel totale delle uscite sono conteggiate le persone illese (10), i feriti leggeri (9) e quelli gravi (2). Ci sono purtroppo anche le vittime: 3, e 2 i dispersi. I nostri soccorritori hanno spesso lavorato con l’elisoccorso soprattutto per operare in zone impervie. Delle tipologie di intervento la parte più importante la giocano le cadute e le perdite di orientamento. Su questi elementi si sente di dire la sua Mauro Fontana, responsabile del servizio per la provincia di Varese e da anni sul campo come soccorritore esperto: «L’appello che mi sento di lanciare è quello di non abbassare mai la guardia sulle nostre montagne che spesso sono insidiose – spiega Fontana – . In molti pensano che nel Varesotto non si corrano rischi: si sbagliano. In particolare in questa stagione è bene rendersi conto delle ore di luce che si hanno a disposizione quando si fa una passeggiata: se vi sono problemi è bene chiamare subito. A questo proposito ricordo che il numero da comporre è il 112, numero unico di emergenza».
Dando una sbirciata ai dati regionali, gli interventi del soccorso alpino sfiorano i mille: 985 in totale per 1060 persone soccorse. Le uscite più frequenti si sono verificate nella delegazione Valtellinese: 324 in un anno; poi viene la Lariana (che comprende anche Varese, vedi foto nella base logistica di Castello Cabiaglio) che ha totalizzato 298 interventi; 205 la Orobica e 155 la Bresciana, mentre tre sono gli interventi speleo in grotta. Le uscite più frequenti sono per caduta (386 chiamate), ma anche il malore in montagna è piuttosto frequente (140 casi).
Il monito del varesino Fontana si materializza nelle voci che riguardano le uscite più frequenti dei soccorritori della montagna: in 78 casi l’intervento è avvenuto per la perdita di orientamento, e 40 sono state le uscite per il ritardo degli escursionisti nel rientrare al punto di partenza; 23 sono state le persone impreparate sul piano fisico, colte da sfinimento. Una curiosità da non sottovalutare risiede nei pericoli legati agli animali: non fiere dantesche, ma piuttosto insetti: 11 le persone finite all’ospedale per punture di vespe o calabroni 4 per morsi di vipera. Il CNSAS fa anche un bilancio di quelle che sono le attività eseguite dagli utenti nel momento della chiamata: in 351 casi si trattava di escursionisti, 42 fungiatt, 119 sciatori; in 41 stavano facendo alpinismo, 40 pedalavano in mountain bike. Per finire, meno pericolosi sembrano essere gli altri sport che hanno a che vedere con la montagna: pesca (7); deltaplano ed equitazione (1) e torrentismo (2 chiamate). Il tasto più dolente, nel rapporto CNSAS 2013 è ovviamente rappresentato dalle vittime della montagna: sono state nell’anno appena conclusosi 72 in tutta la Regione. In montagna si muore per malore (27) caduta (17 casi) ma spesso il ritardo nell’escursione è fatale: in 6 hanno perso la vita per non aver fatto rientro alla base.
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